L'Islam, il terrorismo e le risposte della società tedesca
Ma se la Germania degli anni Trenta si rivelò essere impreparata e indecisa davanti all’ascesa dei nazisti i cui parametri politici e sociali erano difficili da definire, questa volta la società tedesca ha dato una risposta unitaria, esemplare. Si è iniziato con le contromanifestazioni del lunedì, da Colonia a Berlino fino a Dresda e gran parte della classe politica, dirigente e religiosa tedesca si è apertamente schierata condannando il movimento contro l’islamizzazione dell'Occidente. In segno di protesta la diocesi di Colonia ha anche spento il Duomo durante le manifestazioni antiislamiche. Molto decisa è stata anche la risposta della Cancelliera Merkel: "Oggi alcuni esclamano nuovamente 'Noi siamo il popolo' - ricordando lo slogan dei tedeschi dell'Est durante la Rivoluzione Pacifica del 1989 che portò alla caduta del Muro di Berlino. Ma in realtà intendono: Voi dovete rimanere fuori dalla nostra società in virtù della vostra religione o del colore della vostra pelle.”
Il resto, a dire il vero, l’hanno fatto i terroristi di Parigi. Con l’attacco a Charlie Hebdo nel segno di Allah è grande, una delle risposte più belle è arrivata proprio dalla Germania. Non tanto la scontata presenza e vicinanza (anche materiale) della Cancelliera Merkel a Hollande durante la marcia repubblicana di domenica scorsa a Parigi, quanto dalla cosiddetta Mahnwache di Berlino di ieri sera. Una manifestazione in nome del dialogo e della convivenza interreligiosa organizzata dal Comitato Centrale Musulmano e della Comunità turca in Germania alla quale hanno partecipato circa cinquemila persone con bandiere, simboli e manifesti di tutte le religioni. Come ha ricordato il Presidente della repubblica tedesca Joachim Gauck, “il nostro progetto alternativo al terrorismo è rappresentato dalla democrazia, dallo stato di diritto, dalla libertà e dalla difesa della dignità umana. I terroristi volevano dividerci ma hanno provocato l’effetto contrario, ci hanno unito. Il loro odio, è il nostro incitamento.” Un messaggio chiaro indirizzato anche a Pegida. Del resto un paragone tra Pegida e lo stato del terrore dell’ISIS l’aveva fatto per primo il Premier turco Davutoglu in un’intervista alla FAZ in occasione della sua visita a Berlino: “La Turchia è molto preoccupata da Pegida in quanto vuole che la Germania diventi una società esclusivamente cristiana. Si tratta di una minaccia non solo per i turchi e i musulmani, ma anche per la Germania stessa. Questa è la stessa mentalità del Daesh (il vero nome di quello che erroneamente noi occidentale chiamiamo ISIS).” Un segnale importante da parte del Premier turco. Anche la Cancelliera ha fatto la sua parte riprendendo un’espressione dell’ex presidente della Repubblica Christian Wulff: “L’islam è parte della società tedesca”. Una verità lapalissiana o un’affermazione rivoluzionaria a secondo di come la si vuole intendere, almeno secondo Jasper von Altenbockum sulla FAZ. Arriveremo ad avere i giorni di festa, case di cura e città musulmane? Sarebbe questa l’islamizzazione che ci aspetta? Forse si, ma non significherà certamente islamizzazione della cultura occidentale, come teme Pegida, quanto soltanto di parti della nostra società. In ogni caso non rappresenterebbe una minaccia quanto una semplice fenomeno di reciproca integrazione.
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