Cosa rimane della visita di Obama a Berlino

Il discorso di Obama (fonte: Spiegel Online)
Il discorso di Barack Obama a Berlino era uno degli eventi più attesi in Europa e in particolare in Germania dove da settimane i media tedeschi dedicavano ampio spazio al Presidente USA. La visita cadeva (non casualmente)  nella ricorrenza del cinquantenario dello storico discorso di John Fitzgerald Kennedy a Berlino. Il 26 giugno del 1963 il Presidente statunitense parlò davanti al Rathaus a Berlino Ovest, a Rudolph-Wilde-Platz che il 25 novembre 1963, tre giorni dopo il suo assasionio divenne John-F.-Kennedy-Platz. Non parlò alla Porta di Brandeburgo, ma più di ogni altro Presiedente americano lasciò il segno. Ich bin ein Berliner è una frase che ha scritto la storia della guerra fredda.
La visita di Obama è stata anticipata da numerosi articoli, previsioni, servizi e richieste. I tedeschi si sono interrogati su cosa avrebbe detto Obama e c’è chi gli ha addirittura consigliato cosa dire, (Here's your Speech, Mr. President!). In Germania lo scandalo PRISM non è piaciuto affatto e nella conferenza stampa non sono mancate domanda a Obama per chiarire la questione.  Il Presidente ha da una parte riconosciuto il diritto alla privacy, dall’altro l’importanza di garantire la sicurezza. La questione non è evidentemente chiusa.
Ma cosa rimane della visita di Obama? Se nel 2008 Obama, da candidato, parlò ai cittadini suscitando entusiasmo e speranza, questa volta ha parlato in un contesto molto più chiuso, quasi esclusivo. Obama, di fatto, non ha avuto alcun contatto con il pubblico. L’intera area era chiusa e ad ascoltarlo c’era solo qualche migliaio di selezionati ospiti in una zona inaccessibile. È sembrata la più classica delle passerelle buona a fini mediatici. Anche il contatto con gli studenti della scuola John Kenndy è durata molto poco. Il discorso di Obama nella parte Est della Porta di Brandeburgo non resterà nella storia. Come ha commentato Hubert Wetzel sulla Süddeutsche Zeitung: Obama si è presentato a Berlino come un pragmatico che non è riuscito a trasmettere emozioni né a comunicare una complessiva visione politica.
È evidente che è cambiato il contesto rispetto alla sua prima visita a Berlino quando Obama riscontrò un effettivo e reale entusiasmo. Oggi l’immagine di Obama è fortemente danneggiata dalla mancata chiusura di Guantanamo, dai contrasti con Karzai e dallo scandalo PRISM, solo per limitarci agli ultimi eventi.
Dalla visita di Obama sembra aver tratto vantaggio, paradossalmente, la Cancelliera tedesca. Nel 2008 Merkel impedì a Obama di parlare alla Porta di Brandeburgo. Da candidato non era opportuna una visita ufficiale. Da allora la stampa internazionale ha sempre sottolineato come tra i due non ci sia stato mai vero “amore”. In realtà, è molto più probabile che ormai quel piccolo incidente non abbia più alcun significato. I due hanno imparato ad apprezzarsi tanto che la stessa Merkel ha ricevuto da Obama la medaglia d’onore negli USA.
Ma in un contesto molto ovattato, finto e dove ognuno sembrava recitare una parte scritta in precedenza (dalla selezione del pubblico al violinista tedesco che suonava una non proprio riuscita versione di Born in the USA), l’intera visita di Obama in piena campagna elettorale è sembrato uno spot per Angela Merkel che ha ospitato il Presidente degli Stati Uniti, ha avuto la sua risonanza nazionale e internazionale, ha parlato prima di Obama e si è presa anche i complimenti dello stesso Presidente che l’ha elogiata durante il suo discorso. Tutto questo non deve essere piaciuto a Peer Steinbrück (lo sfidante di Angela Merkel) che ha visto tutto questo spettacolo tra il pubblico da (quasi) spettatore. Ha sì discusso con Obama ma il suo incontro è passato decisamente in secondo piano.



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