Come la Spd sta vincendo le elezioni in Germania




Una tesi molto diffusa tra analisti e commentatori della politica tedesca è che la causa principale della crisi dei socialdemocratici degli ultimi quindici anni sia da attribuire alla persistente disponibilità del partito socialdemocratico a governare in una Grande Coalizione con l’Unione di Angela Merkel. In effetti, dal 2005 a oggi la SPD ha governato la Germania come alleato di minoranza dell’Unione (unica eccezione è stata la legislatura 2009-2013). Compresi i due governi di Gerhard Schröder, il partito socialdemocratico governa dal 1998, e pur avendo commesso qualche errore, ha contribuito in modo decisivo a modernizzare la Germania rendendola un paese economicamente molto forte e leader in Europa.

Per i sedici anni dell’era-Merkel, i vertici della SPD hanno dato l’impressione quasi di vergognarsi di questo loro fondamentale contributo, nel timore che questa nuova Germania fosse incompatibile con i valori tradizionali della socialdemocrazia tedesca. Da qui le divisioni che hanno contraddistinto i socialdemocratici tra correnti di sinistra e frazioni più moderate, in una serie infinita di contrasti tra i diversi leader del partito.

I meriti di questa straordinaria trasformazione della società tedesca sono stati ricondotti esclusivamente alla leadership, indubbiamente fortissima, di Angela Merkel. Per oltre quindici anni la SPD non è stato un partito di opposizione e non si è presentato come un partito di governo sebbene, evidentemente, lo fosse. Non si comprendeva esattamente quale fosse la sua missione politica.

Con l’uscita di scena della Cancelliera sono cambiati non solo i rapporti di forza ma anche le dinamiche del dibattito politico. Il congresso del dicembre del 2019 che ha consegnato la SPD a una doppia leadership di sinistra, Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans, sembrava essere un punto di non ritorno per i socialdemocratici perché i nuovi presidenti del partito erano riusciti ad avere la meglio contro il moderato Olaf Scholz, allora già ministro delle Finanze e Vice-cancelliere ed oggi anche candidato alla cancelleria tedesca. Da allora molto è cambiato. La SPD ha vinto le elezioni ad Amburgo e nel Rheinland-Pfalz e non è andata così male neanche in un Land difficile come il Baden-Württemberg.

Nell’estate del 2020 la SPD ha scelto come candidato cancelliere proprio Olaf Scholz, certamente lontano dalle posizioni politiche intransigenti dei leader del partito Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans. Scholz ha saputo interpretare al meglio il suo ruolo di candidato di tutto il partito e non solo di una parte. Ha capovolto il messaggio politico della SPD degli ultimi quindici anni. Forte della sua posizione di Ministro delle Finanze, si è presentato consapevole di rivendicare l’esperienza di governo e di rafforzarla con proposte nuove e ambiziose come per esempio il salario minimo a 12 euro l’ora (attualmente è a 9,60). Scholz è stato anche aiutato dal contesto creato dalla pandemia e dall’alluvione che ha colpito la Germania a luglio, in quanto da Ministro delle Finanze è il custode dei conti (e delle sovvenzioni) della Repubblica Federale.

A tutto questo si deve aggiungere un’ottima campagna di comunicazione dei socialdemocratici che per la prima volta dal 2005 non sembrano vergognarsi del proprio candidato cancelliere. Tutto il partito è compatto nel sostenerlo. Diversamente dalle ultime sfide elettorali, i manifesti e gli spot della SPD sono incentrati quasi esclusivamente sul proprio candidato cancelliere. Il principale messaggio politico della SPD è uno solo: Olaf Scholz. Una personalizzazione che ricorda molto le precedenti campagne elettorali dell’Unione in cui era ovviamente Angela Merkel il prodotto da “vendere”.  

Che oggi Scholz sia riuscito a recuperare oltre dieci punti percentuali sui cristiano-democratici e che sia diventato il favorito per la successione ad Angela Merkel non è un processo casuale e frutto esclusivamente degli errori commessi dai suoi rivali (Armin Laschet e Annalena Baerbock). Si tratta di un percorso intrapreso da più di un anno quando, in grande anticipo rispetto ai propri rivali, la SPD ha designato il proprio candidato cancelliere. La sua popolarità è molto superiore ai suoi sfidanti. Anche se in Germania non esiste l’elezione diretta, il 44 per cento degli elettori vorrebbe Olaf Scholz come cancelliere, solo il 21 per cento sceglierebbe Armin Laschet e appena il 16 per cento voterebbe Annalena Baerbock (Politbarometer della ZDF).

Naturalmente gli sviluppi più recenti della campagna elettorale non significano che le elezioni siano già decise. Nelle prossime settimane i valori potrebbero capovolgersi nuovamente. È altresì indubbio che c’è un chiaro trend a favore della SPD che nella media mensile dei sondaggi dal mese di aprile ad oggi è cresciuta dal 16 al 22 per cento ed attualmente è attestata al 24, circa due punti percentuali sopra l’Unione di Armin Laschet (22 per cento).

Con l’uscita di scena di Angela Merkel i socialdemocratici si sono messi finalmente alle spalle sedici anni di complesso di inferiorità rispetto alla cancelliera. 

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