La Germania a un mese dal voto


A un mese dal voto politico tedesco, la successione ad Angela Merkel è sempre più incerta. Al processo di frammentazione del consenso politico, ormai in corso da qualche anno, e che potrebbe portare a maggioranze insolite per la storia politica della Repubblica Federale, si aggiungono una serie di questioni di cui il prossimo governo tedesco dovrà occuparsi e che riguardano sia la politica estera sia, ovviamente, l’economia nazionale.

Cosa dicono i sondaggi

Le rilevazioni elettorali più recenti confermano un trend abbastanza chiaro. L’Unione di Armin Laschet è in netta decrescita (22-23 per cento), raggiunta ormai dai socialdemocratici che si assesterebbero sulle stesse percentuali. Non vanno bene i Verdi che continuano a perdere appeal e si fermerebbero intorno al 17-19 per cento. Il nuovo video elettorale lanciato dagli ambientalisti, in cui si riprendere un vecchio canto tedesco dell’Ottocento, è un tentativo di mobilitare il tradizionale elettorato dei Verdi e di rilanciare l’immagine di un partito e di una candidata (Annalena Baerbock) in evidente difficoltà. Gli altri partiti minori restano tutti piuttosto stabili: i liberali (FDP) sono accreditati intorno al 12-13 per cento, poco dietro c’è l’estrema destra di Alternative für Deutschland (10-11 per cento) e più indietro la sinistra (Linke) a cui si attribuisce circa il 6-7 per cento.

Questi numeri confermano che le previsioni sul futuro governo tedesco sono estremamente difficili. I dati restano ancora molto fluidi e le coalizioni possibili sarebbero numerose, sia a tre (Unione-SPD-Verdi / SPD-Verdi-Liberali / Unione-Verdi-Liberali / SPD-Verdi-Linke) che a due partiti (Unione-SPD o, più improbabile, Unione-Verdi).

L’ascesa di Olaf Scholz

Il fattore più interessante emerso nelle ultime settimane è la crescita della SPD. Sta finalmente dando i frutti sperati la scelta dei socialdemocratici di puntare su Olaf Scholz, una personalità a lungo sottovalutata ma che da ministro delle Finanze, Vice-Merkel e candidato cancelliere ha saputo crearsi un profilo politico molto chiaro basato su competenza, serietà e affidabilità. Si tratta di qualità che potrebbero incidere anche in considerazione di alcuni dati economici recenti che potrebbero condizionare le ultime settimane di campagna elettorale. Il primo è l’indice IFO che stabilisce la fiducia delle aziende tedesche, sorprendente calato nel mese di agosto a 99,4 dal 100,7 del mese precedente e il secondo è il deficit che è salito fino al 4.7 percento nei primi sei mesi del 2021, il secondo più alto dal 1990.

Il contesto internazionale

In vista delle prossime elezioni del 26 settembre non si possono non prendere in considerazione anche le implicazioni internazionali (dall’Afghanistan, alla Russia fino ai rapporti con la Cina) che non avranno certamente un’influenza diretta sul voto ma condizioneranno l’azione del prossimo cancelliere. Chiunque sarà il successore di Angela Merkel – Baerbock, Laschet o Scholz (rigorosamente in ordine alfabetico) - il cancelliere o la cancelliera si troverà con alcune questioni irrisolte ereditate dal precedente governo. Non è un caso che tra gli ultimi viaggi ufficiali svolti da Angela Merkel, le mete siano state gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina. Si è trattato, in alcuni casi, di riconoscimenti verso una personalità che ha plasmato la storia recente, ma sono state anche visite preparatorie al lavoro che spetta al successore. Se le relazioni atlantiche resteranno certamente molto solide, più complessa è la questione del ruolo della Germania nelle relazioni con la Russia da una parte e con l’Ucraina dall’altra. Il gasdotto North Stream II rappresenta da sempre una linea di conflitto tra questi Paesi. Le ambiguità della gestione Merkel, che ha sempre riconosciuto l’importanza geostrategica di una relazione con la Russia (pur criticando la repressione dell’opposizione politica interna), resteranno anche con il prossimo governo. Non ci saranno grandi novità o cambiamenti radicali rispetto al recente passato.

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