Cercasi Germania


A quarantacinque giorni dalle elezioni tedesche la campagna elettorale per la successione alla cancelliera Merkel sembra finalmente entrata nel vivo. Se fino ad ora si faceva fatica a percepire un vero confronto politico sul futuro della Germania, negli ultimi giorni la scenario è cambiato: gli effetti politici dell’alluvione, l’articolo della candidata dei Verdi Baerbock sul Financial Times (9 agosto) in cui rimproverava ad Angela Merkel di non aver rinnovato e riformato la Germania negli ultimi sedici anni, gli attacchi dei socialdemocratici a esponenti dei cristiano democratici - in particolare al capo di gabinetto di Armin Laschet nel governo del Nord Reno Westafalia, accusato di essere troppo cattolico -, il fallimento dei Verdi che non sono stati in grado di presentare una propria lista nella regione del Saarland tanto che lì i Verdi non potranno essere votati ed, infine, le critiche continue ai Verdi da parte di un esponente di peso della CDU, Friedrich Merz.

Questa polarizzazione politica non poteva non avere effetti anche sull’umore dell’elettorato; a farne le spese è stato soprattutto il candidato cancelliere dell’Unione (CDU/CSU), Armin Laschet. Dalla media dei sondaggi svolti in questa prima parte del mese di agosto l’Unione è attestata al 24.8 per cento, un dato molto inferiore alla media degli due ultimi mesi (28.1%). I cristiano democratici e sociali tedeschi pagano indubbiamente le debolezze di un candidato che fino ad ora non è assolutamente riuscito a convincere, non solo per la nota gaffe commessa durante la visita nei territori colpiti dall’alluvione, in cui è stato ripreso ridere e scherzare mentre parlava il Presidente della Repubblica Steinmeier, ma anche perché Laschet non ha assolutamente comunicato l’idea di Germania che intende realizzare. Da questa turbolenta fase della campagna elettorale non escono tanto bene neanche i Verdi che in primavera erano addirittura attestati oltre il 25 per cento ma che gradualmente hanno perso una parte consistente del loro consenso. L’alluvione sarebbe dovuta essere un evento da cui trarre vantaggio, ma a quasi un mese, i Verdi restano inchiodati intorno al 20 per cento, secondo alcuni sondaggi addirittura al 17.5 (media di agosto: 19.6).

Un po’ a sorpresa sono i redivivi socialdemocratici a godere di una fiducia crescente. È soprattutto il candidato Olaf Scholz, a cui si riconoscono competenza e serietà, che continua a riscuotere un discreto successo. Se ancora fino a giugno il partito socialdemocratico era attestato intorno al 15 per cento oggi concorrono per il secondo posto appena dietro ai Verdi (media di agosto della SPD: 18.1). Restano stabili i liberali (12 per cento), la destra di AfD (11 per cento) e la sinistra (6-7 per cento).

In questo scenario di forte frammentazione del consenso diviene molto difficile fare previsioni sul futuro governo. La Germania, il cui mantra storico è sempre stato il principio della stabilità, garantito anche dalla forza di due partiti di massa come l’Unione e il partito socialdemocratico, si trova oggi in una situazione che potrebbe essere del tutto inusuale di una corsa a tre – l’Unione di Laschet, i Verdi di Baerbock e i socialdemocratici di Scholz – che, tuttavia, potrebbero addirittura ritrovarsi a governare insieme in una colazione-Kenya. In altri termini, diviene sempre più incerta la possibilità di una coalizione tra soli due partiti. L’unica coalizione che continua ad avere una maggioranza, seppur sempre più ristretta, è un’alleanza nero-verde tra Unione e ambientalisti.

L’opzione di una coalizione con più di due partiti non sarebbe una novità assoluta in Germania, in molti Länder della Repubblica Federale esistono già governi con maggioranza composite, ma a livello nazionale ci ha provato Angela Merkel nel 2017 senza, tuttavia, riuscirci.

Che la transizione nell’era post-merkeliana non sarebbe stata agevole era evidente da tempo e anche dalla scelta dei tre candidati da parte dei principali partiti. Laschet l’ha spuntata con non poche difficoltà, Baerbock paga ancora un’evidente inesperienza politica e a Scholz, sicuramente, tra i tre, la personalità con il profilo politico più autorevole, manca un po’ di carisma.

L’eredità più difficile che lascia Angela Merkel è rappresentata dalla deideologizzazione del dibattito politico che non ha fatto altro che frammentare di molto il consenso politico nel momento in cui la cancelliera è uscita di scena. Eppure, nonostante tutto, resta il politico più popolare e stimato tra i tedeschi.

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