Ancora una Grande Coalizione. Ancora una Germania responsabile
Ancora una Grande Coalizione. Ciò che sembrava impossibile dopo il risultato elettorale del 24 settembre si è realizzato. Nel mezzo è successo un po' di tutto a Berlino. Dalle iniziali dichiarazioni di Martin Schulz, leader dell'SPD, contro una nuova Grande Coalizione al fallimento delle trattative tra Unione (CDU/CSU), liberali e verdi, fino al fondamentale ruolo di mediazione svolto dal Presidente della Repubblica Steinmeier (SPD) per avviare una trattativa per un rinnovato accordo tra cristiano democratici e sociali da una parte e socialdemocratici dall'altra.
Dopo una trattativa concentrata in appena cinque giorni, eppure molto intensa, Angela Merkel (CDU), Martin Schulz (SPD) e Horst Seehofer (CSU) hanno portano a casa un accordo di base, il migliore possibile in questa fase politica, per la formazione di un governo che arriverà probabilmente entro marzo, ma che ha ancora un ultimo e non indifferente ostacolo da superare: il voto della base dell'SPD il prossimo 21 gennaio. Una consultazione tutt'altro che scontata e che rischia di lacerare ancora di più un partito diviso da tempo sulla oramai più che decennale collaborazione politica con l'Unione (CDU/CSU).
Il documento sottoscritto dai leader è dettagliato tanto da essere già un vero e proprio programma di governo (ci sono addirittura tutti i dettagli sulla sostenibilità finanziaria del programma!) sebbene le trattative per la formazione dell'esecutivo inizieranno solo a fine gennaio ed in cui è prevedibile che si inizierà a discutere soprattuto della divisione dei ministeri.
Nel documento di ventotto pagine vengono presi in considerazioni tutti i temi su cui il futuro governo dovrà lavorare. I punti più controversi della trattativa sono la riforma dell'Europa, la crisi migratoria e la politica sociale.
Sull'Europa il testo dell'accordo è deludente e molto generico. Si sottolinea l'importanza dell'Europa per la Germania, dell'asse franco tedesco, del rafforzamento della democrazia parlamentare nelle istituzioni dell'Unione Europa e della solidarietà tra gli stati membri. Manca, tuttavia, una presa di posizione chiara sulla riforma delle istituzioni europee di cui si discuterà nei prossimi anni. Tutto viene rimandato a trattative con gli altri stati membri.
Sulla questione della crisi migratoria, il tema sicuramente più spinoso e su cui si è giocata l'intera partita, il compromesso prevede il limite massimo (il cosiddetto Obergrenze molot caro ai cristiano sociali bavaresi) di 180-220 mila immigrati. D'altra parte, sul controverso tema del ricongiungimento famigliare, che era stato sospeso dal governo in carica e che la CSU voleva continuare a lasciare sospeso, verrà modificato da una nuova normativa che prevede la possibilità di un massimo di mille ricongiungimenti al mese. Per controbilanciare non verrano più accolti volontariamente mille rifugiati al mese dalla Grecia e dall'Italia. La coalizione si impegna, inoltre, a scrivere una legge sull'immigrazione per regolare l'afflusso di immigrati qualificati in Germania.
L'SPD ha dovuto cedere sull'introduzione della cosiddetta Bürgerversicherung (una forma di assicurazione sanitaria statale paritaria), ma ha ottenuto, da una parte, un ritorno ai contributi paritari dell'assicurazione sanitaria secondo cui in futuro i costi saranno ugualmente distribuiti tra datore di lavoro e dipendente e, dall'altra, il mantenimento dell'attuale aliquota per i redditi più alti che, al contrario, l'Unione voleva ridurre.
Infine c'è un riferimento apparentemente solo formale ma che tale non è: "Nel Bundestag i gruppi parlamentati votano uniti. Questo vale anche per le questioni che non sono oggetto della politica concordata". Si tratta di un riferimento importante per due ragioni. La futura Grande Coalizione sarà tutt'altro che grande. Se nella scorsa legislatura poteva contare su una larghissima maggioranza di 89 parlamentari in quella attuale sarà di soli 45. Con un parlamento che è il più numeroso della storia della Repubblica Federale e che avrà un'opposizione molto agguerrita, composta da ben quattro partiti (Linke, AfD, Liberali e Verdi), è quantomai importante l'impegno di votare e sostenere il governo con tutte le forze della coalizione. La seconda ragione è che si vuole dare un segnale chiaro a quella parte di SPD che voleva una "coalizione di cooperazione" (ovvero una coalizione in cui i socialdemocratici si impegnavano, pur facendone parte, a sostenere il governo Merkel solo su una serie di tematiche) ad impegnarsi totalmente al successo del futuro governo. A questo si aggiunge che a metà legislatura è prevista una valutazione dello stato del lavoro realizzato e della possibilità di integrare il programma con ulteriori punti.
La scelta di dare vita alla terza Grande Coalizione negli ultimi dodici anni segnala da una parte una piccola crisi di sistema nella Repubblica Federale tedesca, dall'altra conferma che il senso di responsabilità è ancora forte e che pur nella diversità di posizioni politiche si riconoscono l'importanza e l'indispensabilità dell'interesse nazionale. Pur con qualche difficoltà in più, la stabilità politica tedesca resta un modello per l'intera Europa.
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