L’asse franco-tedesco e il ruolo dell’Italia in Europa
Francia e Germania hanno festeggiato solennemente il cinquantacinquesimo anniversario del Trattato dell'Eliseo. Dopo una fase politica complicata, in cui soprattutto alla Francia è mancata la forza politica ed economica per stare dietro alla Germania dell'era Merkel, ora, dopo l'elezione di Emmanuel Macron, tra Parigi e Berlino è tornata l'intesa di un tempo.
Il governo tedesco, spesso a disagio nel ruolo di guida dell'Unione Europea, oggi può contare su un alleato fondamentale per contrastare i governi neo-sovranisti dell'Europa dell'Est, le stravaganze politiche di Trump e il ritorno dell'euroscetticismo in Europa.
La risoluzione votata dal Bundestag tedesco in seduta plenaria in mattinata e dall'Assemblea nazionale francese nel pomeriggio, intende rinnovare l'originario Trattato dell'Eliseo e rafforzare la cooperazione dei parlamenti (e più in generale dei due Paesi) in una lunga lista di tematiche: dal mercato interno all'economia, dall'ambiente alla politica estera, dalla formazione al digitale, dalla politica migratoria alle politiche sociali.
Il rilancio del Trattato dell'Eliseo, originariamente firmato da Konrad Adenauer e Charles De Gaulle nel 1963 a Parigi, assume un valore aggiunto per quanto riguarda il futuro dell'Unione Europea, come è stato più volte ricordato da François de Rugy, presidente dell'Assemblea nazionale francese, nel suo discorso di apertura della seduta a Berlino.
Nella risoluzione approvata dai due parlamenti si legge che verrà creato "un gruppo di lavoro di alto livello entro la primavera del 2018 al fine di realizzare proposte congiunte per l'ulteriore sviluppo e per la stabilizzazione dell'Unione economia e monetaria".
Già la scorsa settimana un gruppo di quattordici economisti francesi e tedeschi ha reso noto, tramite il Centre for Economic Policy Research, un memorandum di riforma della governance europea che prevede un superamento del tetto nel rapporto deficit/PIL al 3%, una serie di interventi nel sistema bancario, finanziario e fiscale nonché una riforma delle istituzioni europee che risolva, tra le altre, le ambiguità tra la funzione legislativa ed esecutiva dell'Eurogruppo.
Il banco di prova della nuova primavera dell'asse franco-tedesco sarà l'Unione Europea del futuro. Nel documento di base a cui lavorerà la prossima Grande Coalizione tedesca e che è stato votato ieri dal congresso straordinario della SPD, l'importanza di una collaborazione con la Francia viene più volte evidenziata e tale asse resterà il punto nevralgico del prossimo governo tedesco.
In questa muova fase si inserisce anche l'Italia che, com'è noto, sottoscriverà entro l'anno, insieme alla Francia, un Trattato del Quirinale che si preannuncia essere già una delle iniziative bilaterali più importanti della storia recente dell'Italia e forse il più significativo nella storia delle relazioni franco-italiane.
Il nuovo protagonismo politico di Francia, Germania e Italia è una necessaria conseguenza della crisi politica degli ultimi anni e rappresenta il principale argine al neo-sovranismo europeo, ma è anche parte integrante del percorso politico inaugurato dalla dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017 in occasione dei sessant'anni anni dei Trattati di Roma in cui venne rilanciata l'Europa a più velocità ("Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo... Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi... ma sempre procedendo nella stessa direzione") e ridata centralità al nucleo originario dell'Ue dei tre principali Paesi (Francia, Germania e Italia).
Nel 2015, in un'intervista alla rivista il Mulino, l'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer sottolineava come nell'asse franco-tedesco l'Italia avesse un essenziale ruolo di mediazione e di equilibrio. Un ruolo che l'Italia, negli ultimi anni, a causa di un insolito e crescente euroscetticismo della sua classe politica, aveva perso.
Alla luce del progetto di un Trattato del Quirinale tra Italia e Francia e dei lavori su una riforma dell'eurozona in corso tra Parigi e Berlino, anche l'Italia può ora giocare un ruolo nei nuovi processi politici. È questa la sfida a cui sono chiamati il prossimo parlamento italiano e il prossimo governo nazionale dopo le elezioni del 4 marzo.
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