65 anni della Costituzione tedesca: Germania anno zero
Nel giorno del 65mo anniversario della Costituzione tedesca, simbolo della rinascita di un popolo e ricostruzione di una nazione è opportuno riflettere su quello che era la Germania tra la fine della guerra e il 1949. Lo si può fare in tanti modi, qui vorrei ricordare un film, Germania anno zero di Roberto Rossellini (1948), uno dei capolavori indiscussi neorelismo. Il film descrive quello che il mondo vedeva nella Berlino post-bellica: devastazione, sfiducia, desolazione e sconforto.
La triste parabola esistenziale di Edmund, il dodicenne protagonista del film, non è altro che il simbolo di una crisi profonda dalla quale non si vedeva alcuna via di uscita. Edmund è un personaggio che prova a ricominciare la propria vita dopo la guerra, ma in un modo o nell’altro, per sua debolezza (ha solo dodici anni) o per colpa del contesto nel quale si ritrova (il padre malato, la madre morta, il fratello ex-soldato della Wehrmacht, il maestro “cattivo” ed ex-nazista), fallisce. La figura di Edmund sembra uguale e contraria a quella di Franz Biberkopf in Berlin Alexaderplatz. Lì, in una Berlino degli anni venti, il protagonista di Fassbinder, una volta uscito di galera, è un uomo “nuovo” che vuole reinventarsi in una metropoli che gli è diventa estranea, Berlino appunto. Ma gli eventi della vita lo porteranno, anche lì, al fallimento, ad un sconfitta. A Franz, una volta morto, subentrerà qualcun’altro. Una morte simbolica, quella di Franz Biberkopf, che prelude all’avvento del nazionalsocialismo. L’epica di Franz Biberkopf è la stessa di Edmund, ma nella Germania post-bellica. Edmund avrebbe dovuto rappresentare la generazione della rinascita, ma la distruzione bellica – morale, fisica, politica e civile – è talmente grande e profonda che anche Edmund fallirà. Si darà vita ad un anno zero. Ad un Neubeginn. Uno dei tanti della storia della Germania del Novecento, che, però, oggi possiamo dire, con un pizzico di orgoglio, essere stato un successo, non solo per la Germania, ma per l'Europa intera.
La triste parabola esistenziale di Edmund, il dodicenne protagonista del film, non è altro che il simbolo di una crisi profonda dalla quale non si vedeva alcuna via di uscita. Edmund è un personaggio che prova a ricominciare la propria vita dopo la guerra, ma in un modo o nell’altro, per sua debolezza (ha solo dodici anni) o per colpa del contesto nel quale si ritrova (il padre malato, la madre morta, il fratello ex-soldato della Wehrmacht, il maestro “cattivo” ed ex-nazista), fallisce. La figura di Edmund sembra uguale e contraria a quella di Franz Biberkopf in Berlin Alexaderplatz. Lì, in una Berlino degli anni venti, il protagonista di Fassbinder, una volta uscito di galera, è un uomo “nuovo” che vuole reinventarsi in una metropoli che gli è diventa estranea, Berlino appunto. Ma gli eventi della vita lo porteranno, anche lì, al fallimento, ad un sconfitta. A Franz, una volta morto, subentrerà qualcun’altro. Una morte simbolica, quella di Franz Biberkopf, che prelude all’avvento del nazionalsocialismo. L’epica di Franz Biberkopf è la stessa di Edmund, ma nella Germania post-bellica. Edmund avrebbe dovuto rappresentare la generazione della rinascita, ma la distruzione bellica – morale, fisica, politica e civile – è talmente grande e profonda che anche Edmund fallirà. Si darà vita ad un anno zero. Ad un Neubeginn. Uno dei tanti della storia della Germania del Novecento, che, però, oggi possiamo dire, con un pizzico di orgoglio, essere stato un successo, non solo per la Germania, ma per l'Europa intera.
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