Il terzo governo Merkel tra continuità e innovazione
Dopo tre mesi dalle elezioni la Germania ha un nuovo governo che otterrà la fiducia domani al Bundestag. Sarà il terzo dell’era Merkel.
Il nuovo esecutivo è composto quindici ministri (compresa la Cancelliera): cinque ministeri vanno alla CDU che occupa, inoltre, la poltrona di Cancelliere, tre ministeri vanno alla CSU e sei alla SPD. Tra i ministri cristiano-democratici non può non sorprendere la decisione di affidare la guida del Ministero della Difesa a Ursula von der Leyen, sarà la prima donna ad occupare il ministero delle forze armate. Una piccola rivoluzione che è una vera e propria promozione rispetto al ruolo precedentemente occupato (Ministero del Lavoro) e che sembra essere l’incoronazione alla successione di Angela Merkel. Più prevedibili le altre scelte. Merkel non rinuncia all’esperienza di Thomas de Maizière (Interni), di Wolfgang Schäuble (Finanze) e di Johanna Wanka (Formazione e Ricerca) e alla fedeltà di Hermann Gröhe che fino ad ora aveva guidato il partito come segretario generale. Al suo posto, nel partito, viene promosso Peter Tauber, quarantenne francofortese di cui sentirete parlare in futuro.
Il nuovo esecutivo è composto quindici ministri (compresa la Cancelliera): cinque ministeri vanno alla CDU che occupa, inoltre, la poltrona di Cancelliere, tre ministeri vanno alla CSU e sei alla SPD. Tra i ministri cristiano-democratici non può non sorprendere la decisione di affidare la guida del Ministero della Difesa a Ursula von der Leyen, sarà la prima donna ad occupare il ministero delle forze armate. Una piccola rivoluzione che è una vera e propria promozione rispetto al ruolo precedentemente occupato (Ministero del Lavoro) e che sembra essere l’incoronazione alla successione di Angela Merkel. Più prevedibili le altre scelte. Merkel non rinuncia all’esperienza di Thomas de Maizière (Interni), di Wolfgang Schäuble (Finanze) e di Johanna Wanka (Formazione e Ricerca) e alla fedeltà di Hermann Gröhe che fino ad ora aveva guidato il partito come segretario generale. Al suo posto, nel partito, viene promosso Peter Tauber, quarantenne francofortese di cui sentirete parlare in futuro.
Se la CDU parteciperà alla Grande Coalizione con figure e ministeri di peso, il partito gemello della CSU lo fa, solo apparentemente, in una posizione ridimensionata. Con Alexander Dobrindt (Infrastrutture), Hans-Peter Friedrich (Agricoltura) e Gerd Müller (Sviluppo), i cristiano-sociali bavaresi si prendono tre ministeri minori ma decisivi per tutelare gli interessi del proprio elettorato di riferimento (quello bavarese) a cui stanno a cuore l’introduzione del pedaggio autostradale per stranieri e il settore agrario.
Considerando il deludente risultato elettorale, ne esce sovrarappresentata la SPD. Con sei ministeri che toccano tutti i temi legati al sociale e all’economia, i socialdemocratici possono ritenersi più che soddisfatti. È una vittoria personale di Sigmar Gabriel che ha prima voluto fortemente la Grande Coalizione, anche andando contro una parte della base del suo partito, e poi portando a casa la doppia poltrona di Vice-Cancelliere e di Ministero dell’Economia e dell’Energia. Sempre alla SPD vanno i ministeri del Lavoro (Andrea Nahles), della Giustizia (Heiko Mass), della Famiglia (Manuela Schwesig) e dell’Ambiente (Barbara Hendricks). In questo modo i socialdemocratici intendono riprendersi quella parte di elettorato che hanno perso per strada negli ultimi anni e che oggi ormai vota la sinistra della Die Linke. Alla SPD va anche il Ministero degli Esteri che viene occupato da Frank-Walter Steinmeier. Per lui si tratta di un ritorno, lo era stato anche ai tempi della prima Grande Coalizione di Angela Merkel e presumibilmente anche questa volta verrà messo in ombra dall’apprezzamento internazionale della Cancelliera. Difficile pensare che non sarà Merkel a determinare la politica estera della Germania.
Nella squadra di governo ci sono anche altri tre “Staatsminister” del Cancellierato (in qualche modo equivalenti ai nostri segretari di stato) che sono le cristiano-democratiche Monika Grütters (Cultura e Media) e Helge Braun (Segretario della Cancelliera) e la socialdemocratica di origine turca Aydan Özoguz (Migrazione e Integrazione).
Complessivamente l’esecutivo è composto da nove donne e nove umoni. Sarà la terza Grande Coalizione della storia della Germania e la seconda guidata da Angela Merkel.
Considerando il deludente risultato elettorale, ne esce sovrarappresentata la SPD. Con sei ministeri che toccano tutti i temi legati al sociale e all’economia, i socialdemocratici possono ritenersi più che soddisfatti. È una vittoria personale di Sigmar Gabriel che ha prima voluto fortemente la Grande Coalizione, anche andando contro una parte della base del suo partito, e poi portando a casa la doppia poltrona di Vice-Cancelliere e di Ministero dell’Economia e dell’Energia. Sempre alla SPD vanno i ministeri del Lavoro (Andrea Nahles), della Giustizia (Heiko Mass), della Famiglia (Manuela Schwesig) e dell’Ambiente (Barbara Hendricks). In questo modo i socialdemocratici intendono riprendersi quella parte di elettorato che hanno perso per strada negli ultimi anni e che oggi ormai vota la sinistra della Die Linke. Alla SPD va anche il Ministero degli Esteri che viene occupato da Frank-Walter Steinmeier. Per lui si tratta di un ritorno, lo era stato anche ai tempi della prima Grande Coalizione di Angela Merkel e presumibilmente anche questa volta verrà messo in ombra dall’apprezzamento internazionale della Cancelliera. Difficile pensare che non sarà Merkel a determinare la politica estera della Germania.
Nella squadra di governo ci sono anche altri tre “Staatsminister” del Cancellierato (in qualche modo equivalenti ai nostri segretari di stato) che sono le cristiano-democratiche Monika Grütters (Cultura e Media) e Helge Braun (Segretario della Cancelliera) e la socialdemocratica di origine turca Aydan Özoguz (Migrazione e Integrazione).
Complessivamente l’esecutivo è composto da nove donne e nove umoni. Sarà la terza Grande Coalizione della storia della Germania e la seconda guidata da Angela Merkel.
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