Novecento: Berlino ha pagato i suoi debiti?
Nel 1951, quando Hermann Josef Abs viene incaricato di rappresentare la delegazione tedesca in una serie di conferenze previste a Londra, il banchiere è consapevole della difficoltà del compito che l'aspetta. «Signor Abs, se lei non fa un buon lavoro, sarà impiccato a un pero. Se invece lavora bene, sarà impiccato a un melo», lo avverte Fritz Schäfer, il ministro delle Finanze. La battuta, riferita dallo stesso Hermann Josef Abs, non scoraggia affatto il consigliere finanziario del cancelliere della Germania Ovest, Konrad Adenauer.
Per due anni, il responsabile della delegazione tedesca cercherà di negoziare le condizioni più vantaggiose per la giovane Repubblica federale tedesca. La quale deve rimborsare sia i prestiti obbligazionari stabiliti dal Trattato di Versailles, mai pagati, sia quelli internazionali ricevuti all'epoca della Repubblica di Weimer, il cui pagamento degli interessi è stato sospeso all'inizio degli anni Trenta. E a questi si aggiungono ancora gli aiuti finanziari concessi dagli Alleati per ricostruire il Paese devastato, dopo il 1945.
In seguito alla divisione del Paese in due repubbliche alla fine della guerra, i negoziatori tedeschi si trovano ad affrontare un dilemma: la Repubblica federale tedesca deve caricarsi totalmente dei debiti del Reich, accumulati prima della guerra? Può sottrarsi a questa responsabilità, dato che la parte orientale del Paese, la Repubblica democratica tedesca, è occupata dalle truppe sovietiche? Sono due le ragioni che spingono Konrad Adenauer a optare per la prima soluzione. Innanzitutto, il recupero di sovranità da parte della giovane repubblica che, per il cancelliere in carica dal 1949, è una delle priorità della sua azione politica. Dunque, nel corso di una conferenza a cui partecipano i ministri degli Esteri degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia, organizzata nel settembre 1950 a New York, gli Alleati avanzano l'ipotesi di una revisione dello statuto d'occupazione della Repubblica federale tedesca, a condizione che il Paese si accolli i debiti precedenti alla guerra.
In secondo luogo, il cancelliere vuole anche ristabilire la credibilità del Paese debitore sulla scena internazionale. Avere accesso al credito è indispensabile per permettere alle imprese tedesche di rifinanziarsi a livello internazionale. A causa del mancato pagamento prima della guerra, quelle imprese sono penalizzate nelle esportazioni per problemi di liquidità e di costi supplementari. All'inizio degli anni 50, il Paese ha ancora una bilancia commerciale negativa, poiché l'ammontare delle importazioni supera quello delle esportazioni.
Quando iniziano i negoziati, la partita è ben lontana dall'essere vinta. La delegazione tedesca deve affrontare le reticenze di alcuni Paesi, come la Gran Bretagna e la Francia, riguardo ai debiti precedenti alla guerra, mai onorati. Questi ultimi derivano ancora, in gran parte, dalle indennità per danni di guerra, previste dal Trattato di Versailles del 1919.
In breve tempo, la Germania è schiacciata dal peso di questi pagamenti, sottoposti a una moratoria parziale a partire dal 1922. Nel 1923, la Repubblica di Weimar non è più in grado di versare alcunché. Di fronte all'incapacità della Germania di assolvere ai propri impegni, un banchiere americano, Charles Dawes, elabora, a metà anni Venti, un primo piano di riscaglionamento. Il pagamento delle annualità viene ridotto e il debito è trasformato in prestiti internazionali a un tasso del 7%, a venticinque anni. Il valore totale ammonta a 800 milioni di vecchi marchi. In un primo tempo, l'economia tedesca si riprende e il Paese salda una parte dei debiti. Grazie a quei rimborsi, la Germania vanta persino un bilancio positivo dal 1926 al 1929. Ma la schiarita dura poco: in seguito al crack del 1929, l'economia tedesca precipita di nuovo.
Nel 1930, un altro americano, Owen Young, proprietario di General Electric, elabora un secondo piano di riscaglionamento del debito tedesco. I «prestiti Young», che ammontano a 1,2 miliardi di vecchi marchi, sono emessi a un tasso inferiore, 5,5%, e spalmati nell'arco di un periodo ancora più lungo. Ma in breve tempo, l'aggravarsi delle condizioni economiche riduce a zero l'effetto di quelle concessioni.
Nel 1931, il presidente americano Herbert Hoover sospende il pagamento delle indennità di guerra per un anno. E nel luglio 1932, gli Alleati rinunciano a qualsiasi riparazione economica nel corso della conferenza di Losanna, che radunava i rappresentanti di Francia, Gran Bretagna e Germania per risolvere la questione delle indennità, previste dal Trattato di Versailles. È il primo mancato pagamento ufficiale del Reich.
Tuttavia, i prestiti di Dawes e di Young, che erano stati sottoscritti da investitori di diversi Paesi, restano validi. La salita al potere di Adolf Hitler rallenta di nuovo i pagamenti, che riprenderanno, a poco a poco, più avanti. Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, soltanto pochi Paesi come la Svizzera e la Svezia continuano a essere rimborsati. Quando, nel 1951, Hermann Josef Abs avvia i negoziati con i rappresentanti degli Alleati, la questione degli obblighi della Germania derivati dai prestiti di Dawes e di Young resta così aperta.
Inizialmente i debiti precedenti alla guerra sono stimati intorno a 13,5 miliardi di marchi. Nel corso dei negoziati, in un primo tempo vengono abbassati a 9,6 miliardi, considerando l'abbandono della copertura aurea e la caduta del dollaro. Alla fine, il totale dei prestiti precedenti alla guerra viene abbassato ancora a 7,3 miliardi di marchi, che equivale a uno sconto di oltre 45% rispetto alla somma iniziale. (TRATTO DA IL SOLE 24 ORE)
Yves Hulman
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