Festeggiare l'Europa per difenderla
«Ogni società che non è illuminata dai filosofi, è distrutta dai ciarlatani». Questa frase di Nicolas de Condorcet descrive l’Europa di oggi. I ciarlatani stanno distruggendo un grande sogno.
Ha ancora senso festeggiare un’Europa le cui ragioni di fondo sono state messe in discussione da una serie di crisi concentriche? Nonostante tutto, penso di sì.
E’ certamente vero che un tempo l’Europa creava entusiasmo, ora invece ostilità e rabbia.
In molti hanno dimenticato che il 18 giugno del 1989 in Italia si svolse un referendum consultivo sull’Europa con un’affluenza dell’80 per cento. Votò a favore della trasformazione della Comunità europea in una effettiva Unione ben l’88 per cento. Dal 1989 a oggi sono cambiate molte cose: dalla caduta del Muro di Berlino al Trattato di Maastricht, dall’Euro al fallimento del Trattato Costituzionale fino all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e alla crisi economica. La società, la politica e l’economia sono cambiati.
Il paradosso, tuttavia, è che l’UE è vista come la causa principale dell’ingiustizia sociale e della mancanza di sicurezza in un mondo che è diventato tremendamente complesso. Eppure l’UE non ha alcuna responsabilità diretta, del resto il suo budget è l’1 per cento del PIL complessivo, in USA è il 25!
Ha ancora senso festeggiare l’UE per almeno tre motivi. Il primo è la memoria storica: il progetto europeo nasce dopo due guerre mondiali. Uno dei documenti fondativi è il Manifesto di Ventotene, scritto segretamente da tre prigionieri anti-fascisti nel confino di Ventotene durante la seconda guerra mondiale quando il nazifascismo dominava il Continente. Nel Manifesto si legge che “la caduta dei regimi totalitari significherà per interi popoli l’avvento della libertà. Sarà il trionfo delle tendenze democratiche.” Gli errori e le crisi degli ultimi anni non ci devono far dimenticare che l’Europa nasce per sostenere la pace e la libertà dalle dittature. Il secondo motivo è la difesa della dignità umana: nella crescita costante delle forze anti-europee che si fanno interpreti di manifestazioni di intolleranza e del ritorno agli Stati nazionali, l’Unione Europea è l’unico possibile baluardo in difesa dei diritti umani. Un anno fa, in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, Papa Francesco ha affermato che l’identità europea è dinamica perché è nata dall’incontro di civiltà e popoli diversi: il volto dell’Europa porta i tratti di varie culture e la bellezza di vincere le chiusure.
Spesso in Europa cediamo alla facile tentazione di dividerci su base nazionale, difendendo l’identità nazionale come qualcosa di esclusivo, eppure l’identità è sempre inclusiva. Ci si può sentire italiani e, al contempo, orgogliosamente pugliesi e europei. Non è un caso che l’art. 9 del Trattato afferma che la cittadinanza europea si aggiunge a quella nazionale e non la esclude. La dimensione europea contribuisce a formare la nostra identità collettiva.
Infine, l’Unione Europea è l’unico futuro possibile perché è il più grande e avveniristico laboratorio politico-istituzionale al mondo. Jacques Le Goff scriveva, a ragione, che l’Europa è antica e futura a un tempo. Si deve avere il coraggio di difenderla dai ciarlatani e dai falsi profeti che vogliono distruggerla, ma bisogna avere la lucidità di provare a migliorarla ritornando agli ideali dei padri fondatori, come Robert Schuman, l’autore della famosa dichiarazione con cui si festeggia, oggi, 9 maggio, l’Europa. (Pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 9 maggio 2017)
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