Merkel e il Datagate

Il datagate ricompatta l'Europa. Lo scandalo legato all'azione di spionaggio operato dalla National Security Agency (NSA) americana ha messo d'accordo i principali leader europei che negli ultimi anni, complice la crisi dell'euro, non sempre hanno dato prova di grande unità.
Con lo scandalo PRISM, i singoli Paesi europei (già in difficoltà per la perdita costante di quote rilevanti di perdita della sovranità nazionale) sembrano aver perso anche la propria sovranità tecnologica. Un'aspetto che riguarda tutti i singoli cittadini europei in quanto le fonti del sistema PRISM sono in gran parte siti e social network con dati personali.
Eppure il Datagate è arrivato in Italia con colpevole ritardo. In Germania è da maggio scorso che è all'ordine del giorno dell'agenda politica tedesca ed è stato anche tema di campagna elettorale alle ultime elezioni federali (ricordo l’imponente manifestazione popolare del 7 settembre scorso a Berlino).
Secondo le ultime rivelazioni dello Spiegel, la Cancelliera Merkel sarebbe addiritura stata spiata dal 2002, quando ancora non era alla guida della Repubblica Federale ed era “solo” segretario generale della CDU. La centrale dello spionaggio USA era l’Ambasciata americana vicino la porta di Brandeburgo. Il fatto, se dovesse essere confermato così come rivelato dallo Spiegel e dal The Guardian, è gravissimo ed è facile immaginare una crisi diplomatico tra Germania e Usa.
Sul Datagate Angela Merkel è stata a lungo sulla difensiva da una parte incapace di dare risposte convincenti ai cittadini tedeschi e dall’altra impotente davanti ad un partner commericale e politico troppo importante, gli Stati Uniti appunto. Ma oggi lo scandalo ha raggiunto un livello superiore. Non sono più i semplici cittadini ad essere stati spiati (già di per sé fatto estremamente grave) ma il capo di governo a Berlino. Evidentemente non ci possono essere ragioni legate alla sicurezza e al rischio di attentati terroristici. Ora, se lo spionaggio c’è sempre stato e forse sempre ci sarà, è anche vero che forse si tratta del primo caso di spionaggio tra alleati e Paesi considerati amici. Angela Merkel, pur evidentemente risentita, ha sfruttato l’occasione per uscire da una posizione di difesa per giocare all’attacco. Era forse l’errore che stava aspettando da mesi. In perfetto stile Merkel ha atteso, ha preso tempo e oggi può finalmente chiedere chiarimenti a Barack Obama avendo dalla sua anche l’intera Europa, altrettanto arrabbiata e delusa dal comportamento degli Usa.


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