I conti con il passato e la Memoria collettiva

Ci sono conti con il passato che restano aperti, perchè la storia è un’avversaria scomoda che non cancella i nostri debiti. E quando la Memoria diventa la nostra usuraia, non possiamo sottrarci agli interessi del Tempo. Sul tavolo da gioco del “millantato progresso” dell’Umanità, Auschwitz è una brutta partita persa, un promemoria infallibile della nostra potenziale brutalità. La Germania non ha dimenticato. Non vuole e non può dimenticare l’angoscia della colpa collettiva che ne macchia la coscienza, come la colpa dei padri macchia con sfacciata ingiustizia le vite dei figli. 

È per questo che David Irving, 75enne britannico, specializzato in storia militare della seconda guerra mondiale, determinato revisionista dell’Olocausto, antisemita nonché associato alle nuove posizioni radicali neonaziste, non avrà vita facile in Germania. È dal 1988 che Irving inizia ad esprimersi in senso apertamente negazionista,  partecipando come relatore a pubblici incontri di partiti dell'estrema destra tedesca e propugnando l'unificazione di tutti i movimenti neonazisti britannici in un partito chiamato "Focus". A cominciare dall'inizio degli anni '90, Irving sviluppa ulteriormente la sua teoria esposta ne "La guerra di Hitler": non trovandosi alcun documento ufficiale firmato dal dittatore, è giusto affermare non solo che egli non sapesse nulla, ma che l'Olocausto stesso non abbia mai avuto luogo. Circola in questi giorni la notizia di una sua ultima provocazione: il divieto del Tribunale di Monaco con cui lo storico fu bandito dalla Germania per aver negato, attraverso assurde analisi chimiche e fisiche, l’esistenza delle camere a gas, scade tra pochi giorni e Irving vorrebbe tenere proprio a Berlino un’altra delle sue conferenze volte a riabilitare “l’astuto ingegno” di Hitler. Ma il popolo tedesco è fortemente indignato e gli alberghi non lo ospiteranno. Basterà? La solidarietà dei posteri ancora così  sinceramente disperata e incredula, così coscientemente colpevole sarà sufficiente a combattere l’ulteriore offesa della negazione? Infatti, la tendenza revisionista della recente storiografia, triste oltre che politicamente pericolosa, ha riaperto il dibattito storiografico sull’Olocausto. Tuttavia, tali posizioni hanno suscitato indignate proteste nell'opinione pubblica e sono state radicalmente superate dall'intenzione ben ferma nel popolo tedesco di non rimuovere in nessun modo ciò che di abnorme c'è stato nel recente passato della Germania: infatti, se nell’immediato dopoguerra la tendenza generale era quella di evitare di confrontarsi con la storia per cercare di dimenticare un passato così ingombrante, la storiografia attuale, invece, si discosta dolorosamente da quest’atteggiamento improduttivo che non sarebbe riuscito a sotterrare le colpe sotto le macerie di una forzata indifferenza. A partire dal sociologo e filosofo Habermas, passando per numerosi altri studiosi tedeschi, è oramai una tendenza comune ritenere che “l’Olocausto degli ebrei sia diventato parte dell’identità storica dei Tedeschi, anche degli incolpevoli di oggi”. La “memoria dovuta” ad Auschwitz è l’unico modo per tornare ad avere stima in se stessi e per aspettarsene dagli altri.

 Paola Damiano

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