La Repubblica delle dimissioni
La Repubblica delle dimissioni. Potrebbe essere questa la nuova denominazione della Repubblica Federale Tedesca. Dopo il Presidente Horst Köhler nel 2010, il Ministro della difesa Karl Theodor zu Guttenberg nel 2011, ora è il turno del Presidente della Repubblica Christian Wulff. Tre dimissioni illustri (alle quali se ne potrebbero aggiungere anche di minori) che rendono idea del rigore morale (un po’ eccessivo) dei tedeschi.
Dopo settimane di pressioni, il Presidente tedesco Christian Wulff si è alla fine dimesso. Così come il suo predecessore, anche Wulff ha lasciato anticipatamente Schloss Bellevue, la sede della presidenza tedesca. La storia è ormai nota.
Tutto nasce da una casa in Bassa Sassonia che il Presidente Wulff voleva comprare a tassi agevolati ai tempi in cui era Presidente della Regione. Per farlo, invece di accedere ad un mutuo, chiese aiuto ad un imprenditore che gli prestò cinquecentomila euro con tassi d’interesse molto bassi. Non si tratta di tangente, sia ben chiaro. Era tutto legale, ma non consono, per gli standard tedeschi, a un Capo di Stato.
Ciò che più avrebbe indignato i cittadini tedeschi è stato il tentativo di Wulff di nascondere il fatto, portato alla luce, nel frattempo, dal seguitissimo giornale ‘Bild’. Il presidente tedesco avrebbe cercato, in tutti i modi, di non far pubblicare la notizia, minacciando, invano, il direttore della ‘Bild’ di non rilasciargli in futuro interviste.
Nel corso delle settimane, poi, a Wulff sono stati anche rimproverati alcuni finanziamenti ottenuti per svolgere soggiorni di vacanza in una lussuosa isola nordica con la moglie Bettina. Giovedì, infine, la procura di Hannover ha aperto un’inchiesta e chiesto la sospensione dell’immunità di cui gode il presidente della Repubblica federale. Già i giornali di ieri avevano, in qualche modo, annunciato quello che puntualmente è poi avvenuto.
Wulff non ha retto a tutto questo e con una brevissima conferenza stampa, di appena quattro minuti, ha annunciato le proprie dimissioni, esprimendo tutto il suo rammarico per l’accaduto e difendendosi da qualunque accusa di truffa o peculato. La sua decisione è dovuta esclusivamente, così si è espresso, al rapporto di lealtà e fiducia che deve sussistere tra un capo di stato e i suoi cittadini.
Le dimissioni di Wulff interessano, indirettamente, anche il nostro Paese. Proprio in settimana, mercoledì e giovedì, il Presidente Wulff era in visita in Italia e ieri la Cancelliera Angela Merkel aveva programmato un incontro a Roma con il presidente del consiglio Monti. Il viaggio, il primo della Merkel in Italia, è stato annullato proprio per le annunciate dimissioni del suo collega di partito.
La vicenda Wulff avrà inevitabili ripercussioni non tanto in Europa, dove l’autorevolezza della Germania non verrà scalfita, quanto a Berlino. Angela Merkel non ha fatto nulla per impedire che Wulff si dimettesse al fine di evitare di danneggiare l’immagine internazionale della Germania, messa in pericolo da un presidente poco credibile.
La Cancelliera sembra, dunque, aver applicato lo stesso rigore che pretende dai propri partner europei, a Wulff, vecchio avversario proveniente dalle fila del suo stesso partito. Gli scenari all’interno della CDU sono difficili da prevedere. Certo è che i nemici storici di Angela Merkel si dileguano uno dopo l’altro. A questo punto si apre la partita per il successore, che già si delinea essere una prova generale delle prossime elezioni politiche.
Angela Merkel sa che la CDU resterà probabilmente il primo partito, ma non potrà contare sulla forza dell’alleato liberale e dovrà dunque dare vita ad un’alleanza o con i socialdemocratici o con i Verdi. Se a questo si aggiunge che dopo le numerose sconfitte elettorali a livello regionale, i rapporti di forza nel Bundesrat (la Camera delle regioni) si sono modificati, si spiega allora l’annuncio di Angela Merkel di cercare un candidato che abbia un ampio consenso e che coinvolga anche Verdi e socialdemocratici.
Il profilo sembra coincidere con quello di Joachim Gauck, già “sfidante” di Wulff e, nel 2010, candidato di Verdi e SPD. In realtà, però, è prematuro fare nomi. Lo scenario è molto diverso da quando, meno di due anni fa, la Merkel fece un atto forza per eleggere Christian Wulff. (Tratto da L'Occidentale,17.02.2012)
di Ubaldo Villani-Lubelli
Dopo settimane di pressioni, il Presidente tedesco Christian Wulff si è alla fine dimesso. Così come il suo predecessore, anche Wulff ha lasciato anticipatamente Schloss Bellevue, la sede della presidenza tedesca. La storia è ormai nota.
Tutto nasce da una casa in Bassa Sassonia che il Presidente Wulff voleva comprare a tassi agevolati ai tempi in cui era Presidente della Regione. Per farlo, invece di accedere ad un mutuo, chiese aiuto ad un imprenditore che gli prestò cinquecentomila euro con tassi d’interesse molto bassi. Non si tratta di tangente, sia ben chiaro. Era tutto legale, ma non consono, per gli standard tedeschi, a un Capo di Stato.
Ciò che più avrebbe indignato i cittadini tedeschi è stato il tentativo di Wulff di nascondere il fatto, portato alla luce, nel frattempo, dal seguitissimo giornale ‘Bild’. Il presidente tedesco avrebbe cercato, in tutti i modi, di non far pubblicare la notizia, minacciando, invano, il direttore della ‘Bild’ di non rilasciargli in futuro interviste.
Nel corso delle settimane, poi, a Wulff sono stati anche rimproverati alcuni finanziamenti ottenuti per svolgere soggiorni di vacanza in una lussuosa isola nordica con la moglie Bettina. Giovedì, infine, la procura di Hannover ha aperto un’inchiesta e chiesto la sospensione dell’immunità di cui gode il presidente della Repubblica federale. Già i giornali di ieri avevano, in qualche modo, annunciato quello che puntualmente è poi avvenuto.
Wulff non ha retto a tutto questo e con una brevissima conferenza stampa, di appena quattro minuti, ha annunciato le proprie dimissioni, esprimendo tutto il suo rammarico per l’accaduto e difendendosi da qualunque accusa di truffa o peculato. La sua decisione è dovuta esclusivamente, così si è espresso, al rapporto di lealtà e fiducia che deve sussistere tra un capo di stato e i suoi cittadini.
Le dimissioni di Wulff interessano, indirettamente, anche il nostro Paese. Proprio in settimana, mercoledì e giovedì, il Presidente Wulff era in visita in Italia e ieri la Cancelliera Angela Merkel aveva programmato un incontro a Roma con il presidente del consiglio Monti. Il viaggio, il primo della Merkel in Italia, è stato annullato proprio per le annunciate dimissioni del suo collega di partito.
La vicenda Wulff avrà inevitabili ripercussioni non tanto in Europa, dove l’autorevolezza della Germania non verrà scalfita, quanto a Berlino. Angela Merkel non ha fatto nulla per impedire che Wulff si dimettesse al fine di evitare di danneggiare l’immagine internazionale della Germania, messa in pericolo da un presidente poco credibile.
La Cancelliera sembra, dunque, aver applicato lo stesso rigore che pretende dai propri partner europei, a Wulff, vecchio avversario proveniente dalle fila del suo stesso partito. Gli scenari all’interno della CDU sono difficili da prevedere. Certo è che i nemici storici di Angela Merkel si dileguano uno dopo l’altro. A questo punto si apre la partita per il successore, che già si delinea essere una prova generale delle prossime elezioni politiche.
Angela Merkel sa che la CDU resterà probabilmente il primo partito, ma non potrà contare sulla forza dell’alleato liberale e dovrà dunque dare vita ad un’alleanza o con i socialdemocratici o con i Verdi. Se a questo si aggiunge che dopo le numerose sconfitte elettorali a livello regionale, i rapporti di forza nel Bundesrat (la Camera delle regioni) si sono modificati, si spiega allora l’annuncio di Angela Merkel di cercare un candidato che abbia un ampio consenso e che coinvolga anche Verdi e socialdemocratici.
Il profilo sembra coincidere con quello di Joachim Gauck, già “sfidante” di Wulff e, nel 2010, candidato di Verdi e SPD. In realtà, però, è prematuro fare nomi. Lo scenario è molto diverso da quando, meno di due anni fa, la Merkel fece un atto forza per eleggere Christian Wulff. (Tratto da L'Occidentale,17.02.2012)
di Ubaldo Villani-Lubelli
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