La solitudine della CDU
Mancano venticinque giorni alle elezioni tedesche e i sondaggi, per la Cdu, fanno tremare i polsi. L’Unione (Cdu/Csu) guidata da Armin Laschet è attestata intorno al 20 per cento. Nella storia della Repubblica Federale non è mai stato attribuito un risultato così basso alla Cdu. Negli ultimi due mesi, il trend al ribasso dell’Unione è molto evidente. Se a luglio veniva attestata, nella media mensile, al 28.1 per cento, nel mese di agosto la media è scesa al 23.3.
Le ragioni di questa crisi post-merkeliana sono molteplici e risalgono al 2018, quando la cancelliera decise di lasciare la guida del partito. Da allora la Cdu ha cambiato due presidenti e non ha mai trovato l’unità che garantiva Merkel. Si tratta di una crisi che è anche fisiologica per un partito che governa da sedici anni e che è stato guidato per diciotto anni dalla stessa leader.
La lotta alla successione, sia nella Cdu sia per il cancellierato, ha lasciato inevitabilmente ferite ancora aperte tra i diversi aspiranti leader. Del resto, anche la scelta del candidato cancelliere è stata complessa, non priva di conflitti e soprattutto tardiva. Le conseguenze di queste divisioni interne si sono viste in una campagna elettorale in cui, almeno inizialmente, il candidato cancelliere Armin Laschet è stato lasciato solo o sostenuto con poca convinzione dagli altri leader dell’Unione (Cdu/Csu).
Soltanto nelle ultime settimane, nel momento in cui le rilevazioni confermavano la debolezza e i limiti di Laschet, c’è stato un impegno diretto e proficuo. Fino ad ora anche la cancelliera ha sostenuto Laschet senza grande entusiasmo e con poca convinzione.
Oggi la Cdu è un partito in grande difficoltà e con un candidato che non solo ha commesso qualche gaffes di troppo ma che non è ancora riuscito a comunicare l’idea di Germania che vuole realizzare. L’unico messaggio che Laschet è riuscito a comunicare è il concetto di stabilità politica rappresentata storicamente dalla Cdu nella storia della Repubblica Federale. Troppo poco per una fase storica di grandi trasformazioni sociali ed economiche come quella attuale.
Un secondo, e altresì debole messaggio di Laschet, è rappresentato dal timore di una deriva di sinistra in caso di vittoria dei socialdemocratici. Proprio quest’ultimo argomento è ossessivamente riproposto dagli esponenti cristiano democratici e sociali in quanto il candidato Olaf Scholz (Spd) non ha esplicitamente escluso una possibile alleanza con l’estrema sinistra tedesca (Die Linke). In effetti, stando ai sondaggi più recenti, ci potrebbe essere anche una maggioranza composta da socialdemocratici, Verdi e sinistra. Sarebbe la prima volta a livello nazionale, anche se questa coalizione è già stata sperimentata a livello regionale. In ragione di questo rischio la Cdu ha avviato negli ultimi giorni una campagna di comunicazione in cui c’è una fortissima polarizzazione politica rispetto alla Spd presentata come il partito dei debiti, della falsa tolleranza e delle tasse.
La preoccupazione di Laschet e della dirigenza della Cdu rivela un problema ben più radicale. Mai come in questa fase politica l’Unione è un partito isolato e rischia addirittura di divenire ininfluente ai fini della formazione del prossimo governo. In un parlamento tedesco fortemente frammentato, se l’Unione dovesse scivolare al secondo posto dietro la Spd, non avrebbe diritto a indicare il cancelliere e in questo caso il vero timore è l’irrilevanza politica perché la Spd avrebbe diverse opzioni per formare un governo a tre partiti. Chi arriverà al primo posto tra Spd e Cdu, e al momento sono in vantaggio i socialdemocratici, avrà molte opzioni per la formazione del governo, anche se tutte, molto probabilmente, a tre partiti.
Per la Cdu si tratta di uno scenario particolarmente difficile. La vecchia alleanza con i liberali non è più sufficiente tanto che la Fdp è sempre più proiettata a una coalizione a guida socialdemocratica. Lo stesso vale per i Verdi. L’ipotesi di un governo nero-verde è pressoché tramontata e certamente gli ambientalisti tedeschi sarebbero ben più disposti a una collaborazione con i socialdemocratici piuttosto che con i conservatori. Nello scenario che si sta concretizzando in questa parte finale della campagna elettorale tedesca i socialdemocratici si trovano in una posizione in cui potrebbero poter scegliere di governare in diverse costellazioni. Anche se al momento è praticamente impossibile fare previsioni precise sulla formazione del governo, quasi tutte le strade portano a un governo di coalizione (probabilmente a tre partiti) a guida socialdemocratica.
Le paure di Laschet e della Cdu sono tutte in questa solitudine politica dei conservatori tedeschi.
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