La crisi senza fine della SPD è un serio problema per Merkel
Le dimissioni di Andrea Nahles dalla Presidenza dei socialdemocratici tedeschi sono la naturale conseguenza di una sequenza impressionante di sconfitte della SPD nell’ultimo anno: Baviera, Assia, elezioni europee e città di Brema.
Già la sua elezione al vertice del partito avvenne in circostanze straordinarie. Dopo che Martin Schulz, sconfitto alle elezioni politiche del 2017, riuscì a portare a casa un discreto accordo con l’Unione nel quale alla SPD veniva attribuito il potente Ministero delle Finanze che era stato guidato da Wolfgang Schäuble e il Ministero degli Esteri, Schulz fu costretto alle dimissioni per aver disatteso le sue stesse affermazioni post-elettorali in cui aveva detto che non sarebbe mai entrato in un governo di Angela Merkel.
Andrea Nahles prese il suo posto, divenne anche capogruppo della SPD, ma non entrò nel governo di Grande Coalizione. Sembrava potesse essere una svolta positiva per la SPD: una donna, un carattere forte, una politica combattiva. La realtà purtroppo è stata molto diversa.
Del resto, il problema della SPD, come abbiamo sempre sostenuto, è di contenuti e non di apparenza. Di idee e non di uomini, di sostanza e non di forma. Insomma, non dipende dalla Grande Coalizione in sé, ma da come si sta e da cosa si realizza in una Grande Coalizione.
Il passo indietro di Nahles, che potrebbe addirittura lasciare la politica, è prima di tutto un problema per la SPD. I socialdemocratici dovranno trovare un nuovo leader e al momento il partito li brucia con grande rapidità. Dalle europee anche la bravissima Ministra Katarina Barley ne è uscita piuttosto male. Vale lo stesso per il giovane Kevin Kühnert propenso più alle provocazioni che alla politica.
Non si dimentichi che la SPD è un partito in una tale crisi di consenso che anche la sua stessa natura di partito di massa è messa in discussione. Ampiamente superata dai verdi, la SPD è stabilmente al terzo posto e rischierebbe, stando ai sondaggi più recenti, di essere sorpassata addirittura dall’estrema destra di AfD.
La crisi della SPD è anche un problema per il governo. Tutti i politici che hanno costruito il contratto di Grande Coalizione stanno lentamente, ma inesorabilmente, uscendo di scena. Prima Schulz, poi Seehofer e Merkel hanno lasciato la guida, rispettivamente, di CSU e CDU, ora Nahles. Quanto reggerà ancora il governo tedesco è difficile dirlo.
Le elezioni in tre regioni della ex Germania Est a settembre e ottobre potrebbero essere fatali, ma non è da escludere anche un’immediata crisi di governo.
Un’altra ipotesi, probabilmente più remota ma che non si può escludere, è un ritorno al progetto di inizio legislatura di un governo Giamaica tra Unione, liberali e Verdi. I liberali, che fecero saltare il banco nel 2017, oggi sottoscriverebbero subito un accordo, i Verdi probabilmente preferirebbero le elezioni. In ogni caso a guidare un simile governo sarebbe la nuova leader della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer.
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