Una crisi figlia della destra che avanza

Al lettore italiano il nome di Franz Josef Strauss non dirà nulla. Eppure è stato un importante politico tedesco, leader storico dei cristiano sociali bavaresi (CSU), più volte ministro e candidato cancelliere sconfitto alle elezioni del 1980. Strauss sostenne ostinatamente la tesi che non sarebbe dovuto mai esserci un partito a destra della CSU.
Oggi, ciò che Strauss temeva è divenuto realtà. La destra di Alternative für Deutschland (AfD) è un partito radicato in tutto il territorio tedesco, ha rappresentanti nei parlamenti regionali e nel Bundestag e, in Baviera, alle prossime elezioni politiche del 14 ottobre, potrebbe raggiungere il 10-15 per cento.
Un incubo per i cristiano-sociali che perderebbero la maggioranza assoluta nel parlamento regionale e vedrebbero materializzarsi, proprio nella loro Baviera, ciò che Strauss aveva sempre temuto (ed evitato). Dietro l'ascesa di AfD ci sono diversi fattori, ma è indubbio che la crisi migratoria ha inciso più altri. Grazie ad un'efficace propaganda elettorale incentrata sulla critica alla gestione della crisi da parte della Cancelliera Merkel, AfD ha ottenuto il 12 per cento a livello nazionale e il 12.4 in Baviera alle ultime elezioni.
I cristiano-sociali (CSU) di Horst Seehofer hanno subìto una sonora sconfitta perdendo circa 7 punti percentuali (38.8 per cento) a cui è seguito il passaggio di consegne alla guida dell'importante Land tedesco da Seehofer, appunto, a Markus Söder.
La crisi della CSU e la solitudine di Seehofer
Nella transizione all'interno della CSU, non priva di tensioni e conflitti, Horst Seehofer ha però mantenuto la leadership del partito bavarese guidandolo nella difficile trattativa per la formazione del quarto governo Merkel, ottenendo, tra gli altri, il Ministero degli Interni. Nei primi cento giorni di governo proprio Seehofer, tuttavia, non si è distinto particolarmente, ha anzi dovuto gestire uno scandalo che ha colpito l'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (BAMF), un'enorme struttura governativa (un quasi ministero) deputata a gestire le richieste di asilo e il sistema di accoglienza.
Seehofer è stato sempre sulla difensiva e sotto pressione proprio da parte della sua stessa CSU. L'annuncio della presentazione del suo Masterplansulla migrazione era il modo migliore per uscire da una situazione scomoda, per le pressioni del proprio partito per non essere stata realizza alcuna iniziativa di contrasto ai flussi migratori da poter presentare alla elezioni bavaresi per arginare l'ascesa della AfD. Così, Seehofer isolato e in difficoltà ha voluto legare il proprio destino politico a un Masterplan di cui nessuno conosce il contenuto se non Seehofer stesso e Angela Merkel.
Il braccio di ferro sulla politica migratoria, in realtà, è solo una grande messa in scena utilizzata solo per diversi scopi politici e una resa dei conti che si sarebbe dovuta consumare dopo le elezioni politiche, ma che per ragioni di stato è stata solo rimandata. Ma mentre Merkel può contare su una CDU compatta dietro di sé e, addirittura, su una parte della CSU, Seehofer non è riuscito a portare dietro di sé il proprio partito.
In particolare Markus Söder, ministro presidente in Baviera, e Alexander Dobrindt, presidente del gruppo parlamentare al Bundestag per la CSU, hanno sostenuto la linea dura di Seehofer solo fino al Consiglio Europeo della scorsa settimana, dopodiché le loro posizioni sono diventate più concilianti. Del resto, i sondaggi sulle elezioni bavaresi hanno mostrato come il conflitto tra CSU e Merkel (CDU) non aiuti Söder ad aumentare il proprio consenso in vista delle elezioni di ottobre, ma al contrario favorisce Merkel da una parte e AfD dall'altra.
Il ruolo di Merkel
Nella lunga storia politica di Merkel ci sono illustri vittime. Non solo avversari, ma anche alleati. Tra cui, i principali, sono Helmut Kohl, Laurenz Meyer, segretario generale della CDU dal 2000 al 2004, l'economista e capogruppo al Bundestag Friedrich Merz, il cristiano-sociale Edmund Stoiber, il rivale nella CDU Roland Koch e l'ex Presidente della Repubblica Christian Wulff.
Tutti sono stati scalzati con manovre politiche o messi nelle condizioni di andare incontro a sconfitte elettorali. Seehofer potrebbe aggiungersi a questa lista. Eppure il destino di Merkel e Seehofer non può essere separato del tutto.
La logica di Seehofer, secondo il motto "muoia Sansone con tutti i filestei" è di comportare non solo le sue dimissioni ma anche quelle della Cancelliera, oltreché di danneggiare il suo stesso partito (CSU) alle elezioni del 14 ottobre. La Cancelliera, da parte sua, sarebbe comunque indebolita dalle dimissioni del suo Ministero degli Interni che in questa legislatura è un superministero con deleghe all'edilizia e all'Heimat e opterebbe per una riconciliazione finale con Seehofer. Oppure Merkel potrebbe dimostrarsi poco conciliante, costringere l'attuale ministro alle dimissioni e aggiungere il nome del leader bavarese alla lunga lista di alleati divenute sue vittime.

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