"E' tempo di una Repubblica europea!": lettera del Movimento Europeo al Presidente Renzi
Caro Presidente Matteo Renzi, il 9 luglio 2015, saranno trascorsi trentacinque anni dal giorno in cui nacque nel Parlamento europeo il “Club del Coccodrillo” su ispirazione di Altiero Spinelli insieme a Felice Ippolito, Bruno Visentini, Paola Gaiotti, Marco Pannella, Silvio Leonardi e Giorgio Ruffolo per far compiere all'integrazione comunitaria un balzo in avanti verso la costituzione dell'Unione europea. Autorevoli deputati italiani di tutte le tendenze politiche svolsero durante la prima legislatura europea un ruolo di "legislatori del futuro", guidati sopratutto dalla visione della buona politica europea di Altiero Spinelli.
Ma il risultato finale ottenuto il 14 febbraio 1984 con l’approvazione del “Progetto di Trattato” fu dovuto all'ampia convergenza di orientamenti costituzionali fra le culture cristiana, liberale e radicale, socialdemocratica e comunista che erano tornate così alle origini delle loro convinzioni universalista, cosmopolita e internazionalista nella moderna dimensione europea. A nome del Movimento europeo in Italia le chiediamo di cogliere l'occasione del suo “Europa Rede” a Berlino il 1° luglio prossimo per inviare un messaggio alle istituzioni europee e ai governi nazionali (e in particolare al governo federale tedesco) ricordando quell'atto solenne di democrazia parlamentare che aprì la strada alle successive revisioni dei trattati, a partire dalle conferenze intergovernative nate sotto presidenza italiana nel 1985 e nel 1990 senza dimenticare la costituzione europea firmata a Roma il 29 ottobre 2004. Mentre evapora il consenso delle opinioni pubbliche verso il progetto di unificazione del continente e crescono movimenti che descrivono il sogno federalista come un incubo da cui bisognerebbe fuggire, vale la pena di ricordare oggi quello che allora appariva un’utopia ed oggi è una necessità.
L’utopia fu solo apparentemente sconfitta dal metodo intergovernativo perché alcune importanti innovazioni proposte dall’iniziativa parlamentare - frutto di vero realismo e non inutili chimere - hanno trovato, una dopo l'altra, collocazione nelle revisioni dei trattati. Noi le suggeriamo di ricordarle brevemente: l'unione politica come premessa indispensabile per sovranità condivise nei settori dell'economia, della moneta e della politica estera, la cittadinanza europea e i diritti fondamentali, il principio di sussidiarietà e la ripartizione delle competenze fra Unione e Stati membri, il ruolo legislativo del Parlamento europeo, l'estensione del ruolo dell'Unione a quella che Willy Brandt aveva chiamato politica della società (Gesellschaftpolitik), la semplificazione degli atti normativi, il rafforzamento del ruolo della Commissione e l'istituzionalizzazione del Consiglio europeo, il bilancio pluriennale finanziato da risorse proprie, un fondo monetario europeo e un'autorità centrale unica di controllo del sistema delle banche, una vera politica estera e della sicurezza aperta alla dimensione della difesa per contribuire al disarmo internazionale e altre ancora. Noi le chiediamo di annunciare che il governo italiano proporrà di riunire a Roma il 25 marzo 2017, a sessant’anni dalla firmata dei trattati CEE e EURATOM, una grande conferenza per il rilancio dell’unione politica fra coloro che lo vorranno chiedendo alle istituzioni europee, ai partiti politici europei e alle organizzazioni della società civile di prepararla all’interno di uno spazio di dibattito pubblico sovranazionale. E’ importante che le celebrazioni della firma dei trattati di Roma e il rilancio del progetto di unione politica avvengano dal Campidoglio, contrariamente a quel che fu deciso nel 2007 quando la dichiarazione sul cinquantenario fu adottata a Berlino, capitale del paese della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Noi le chiediamo di ricordare ciò che manca all’Unione per essere una vera unità politica. Pensiamo in particolare ad alcune competenze essenziali per garantire il ruolo dell'Unione nello sviluppo della politica della società come la cultura, l'educazione e la formazione ma anche le altre competenze che il Trattato di Lisbona ha costretto nella limitata dimensione delle competenze di sostegno e che dovrebbero essere invece condivise fra Unione e Stati in particolare nella dimensione sociale e nella politica industriale. Pensiamo alla pienezza del ruolo esecutivo della Commissione, che consentirebbe l'eliminazione di centinaia di costosi e paralizzanti comitati di gestione, regolamentazione e consultazione. Pensiamo alla riduzione degli atti normativi a tre categorie: leggi-quadro, leggi organiche o costituzionali da utilizzare anche per modificare il trattato sul funzionamento dell'Unione europea e leggi di bilancio con una più rigorosa applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità e l'estensione del diritto di iniziativa al Consiglio e al Parlamento europeo in caso di rifiuto della Commissione ad agire. Pensiamo alla creazione di un solo Consiglio affari legislativi con l'eliminazione degli attuali nove consigli tematici.
Pensiamo all'eliminazione del potere di veto in settori chiave per lo sviluppo dell'Unione come la politica estera, la giustizia penale, la politica fiscale e le risorse proprie rafforzando contemporaneamente i poteri democratici del Parlamento europeo. Pensiamo all'introduzione del sistema federale tedesco della perequazione finanziaria e agli strumenti dei prestiti e mutui per garantire l'indispensabile solidarietà europea. Pensiamo infine alla codecisione costituente a maggioranza rafforzata fra il Consiglio e il Parlamento europeo con la partecipazione dei parlamenti nazionali. Ella potrà infine esprimere l'auspicio che si formi un'alleanza di fatto fra forze politiche innovatrici e non immobiliste che convergano sulla volontà di invertire la rotta europea per procedere in direzione di un'Unione più democratica e più solidale, capace di garantire ai cittadini europei beni comuni che gli stati nazionali sono incapaci di assicurare: una "repubblica europea" all'altezza delle sfide del 21mo secolo. Se questi saranno i termini precisi del suo messaggio, è certo che esso provocherà uno scossone salutare, aprirà un dibattito fra le forze politiche in Europa e susciterà, come è naturale, reazioni favorevoli e contrarie nelle opinioni pubbliche e sui media. Qualcuno potrebbe dirle, come dissero a Spinelli nel 1980: "Matteo Renzi è uscito a caccia di farfalle" ma l'influenza del progetto del Parlamento europeo del 1984, attraverso le innovazioni che sopra le abbiamo ricordato, mostra che aveva ragione Spinelli. Se il suo messaggio sarà invece vago, reticente e generico, esso resterà nei capaci archivi del Consiglio europeo, nuovo ossigeno sarà dato agli immobilisti europei e l'Unione europea avrà perso un’occasione irripetibile. Caro Presidente, hic Rhodus hic salta!
Pier Virgilio Dastoli
(Presidente del Movimento Europeo)
Rocco Cangelosi
(Vicepresidente Movimento europeo-Italia)
Il Movimento Europeo ha inoltre diramato una nota preliminare sul documento “Completare l’Unione Economica e monetaria dell’Unione europea” (redatto da Jean-Claude Junker, Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Schulz) all'ordine del giorno del Consiglio Europeo del prossimo 25 giugno.
Il Movimento europeo ha preso atto della relazione dei 5 Presidenti, elaborata nel chiuso degli edifici delle istituzioni europee e nelle cancellerie degli stati membri, senza aver beneficiato - come viene affermato sorprendente nella sua introduzione - di “intense discussioni” con le società civili europea e nazionali.
Il Movimento europeo si impegna a presentare in tempi rapidi una sua controrelazione che terrà conto non soltanto delle esigenze dell’integrazione economico-monetaria ma anche delle sfide di fronte alle quali si trova l’Unione europea e che sono strettamente collegate ai problemi dell’Unione economica e monetaria.
Alla vigilia del Consiglio europeo del 25 giugno, il Movimento europeo esprime la sua più forte preoccupazione sul contenuto della relazione, sul metodo e sull’agenda proposta dai 5 Presidenti. In particolare:
• La relazione ignora totalmente il fatto che tutti i tentativi di realizzare una completa Unione economica e monetaria dell’Europa dal Rapporto Werner fino al Rapporto dei 4 Presidenti del dicembre 2012 sono falliti perché fondati su un illusorio gradualismo che avrebbe dovuto condurre per tappe successive dall’Unione monetaria a quella politica.
Ciò non è mai avvenuto e ogni volta il processo di integrazione si è fermato a metà strada dell’Unione monetaria senza imboccare né la via dell’Unione economica né tantomeno quella dell’Unione politica. In questo spirito il Movimento Europeo condivide le affermazioni di Jurgen Habermas quando scrive “diamo una patria alla nostra moneta” e chiede che “siano i cittadini e non i banchieri a dire l’ultima parola sulle questioni essenziali per il destino dell’Europa”.
• Come è avvenuto con il Trattato di Maastricht e come è stato confermato dai governi da allora in poi, l’agenda e il metodo per realizzare l’Unione politica non sono mai stati precisati né sono mai stati presi impegni politicamente e giuridicamente vincolanti per passare dall’Unione monetaria all’Unione economica, dall’Unione economica all’Unione di bilancio e infine dall’Unione di bilancio all’Unione politica.
Anche la relazione dei 5 Presidenti si limita a dire che, per le tappe successive, “occorrerà più tempo e richiederà un senso comune dell’obiettivo da parte di tutti gli stati membri e di tutte le istituzioni dell’Europa”.
Il senso comune non può essere basato su una generica affermazione di volontà ma deve fondarsi su scelte precise in termini di agenda e di metodo.
Se così non sarà, come temiamo dalla lettura della relazione dei 5 presidenti, il fallimento di questo nuovo tentativo sarà solo questione di tempo e, stavolta, sarà questione di tempo anche il fallimento del progetto europeo.
• La relazione si basa sull’errata convinzione che il corretto funzionamento dell’Unione Economica e monetaria sarà garantito dal coordinamento più stretto delle politiche economiche nazionali.
• La relazione si basa sull’errata convinzione che il corretto funzionamento dell’Unione Economica e monetaria sarà garantito dal coordinamento più stretto delle politiche economiche nazionali.
Il Movimento europeo è convinto che questo è uno degli errori più gravi del Trattato di Maastricht, testardamente ripetuto nel Trattato di Lisbona.
Il Movimento europeo è al contrario convinto che l’Unione Economica e monetaria necessiti di una autorità federale economica e finanziaria come tappa verso la creazione di un vero governo dell’economia europea.
• La relazione dei 5 Presidenti è fondata inoltre sulla errata convinzione che le convergenze strutturali fra gli stati membri e la competitività di un paese dell’Eurozona contro gli altri, dei paesi dell’Eurozona contro i paesi dell’Unione al di fuori dei paesi dell’Eurozona e dell’Unione europea contro il resto del mondo siano la premessa indispensabile per superare le asimmetrie economiche e sociali e garantire la coesione economica , sociale e territoriale (obiettivo dell’Unione europea) insieme alla crescita e allo sviluppo sostenibile.
Il Movimento europeo è convinto che, per correggere gli squilibri dell’Unione Economica e monetaria, occorra superare le insufficienze del Trattato di Lisbona, rilanciare con politiche e strumenti europei la produttività attraverso riforme strutturali, il settore dei servizi e investimenti in progetti generatori di crescita, promuovere una comune politica industriale europea con una convergenza rafforzata tra le politiche industriali, dell’energia e del clima ma anche una apertura dei mercati e la promozione del libero scambio.
• In questo spirito il Movimento europeo ha espresso recentemente una critica articolata al Piano Juncker avanzando sue proposte sia di metodo che di contenuto (v. allegato 1).
Il Movimento europeo ha preso atto con stupore del fatto che né la Commissione né il Parlamento europeo, né governi dell’Unione abbiano proposto di integrare il Fondo previsto dal Piano Juncker nel bilancio europeo in occasione della sua mid-term review.
• Contrariamente agli annunci fatti da questo o quel governo e dalla Commissione europea, la relazione dei 5 Presidenti ignora il tema del bilancio dell’Eurozona e cioè della capacità fiscale di quest’area per consentirle di avere una sua capacità globale di resilienza che si sovrapponga a quelle degli stati membri.
Il rapporto parla invece di “politiche nazionali di bilancio responsabili per garantire la sostenibilità del debito pubblico e assicurare l’attivazione automatica di stabilizzatori di bilancio per ammortizzare gli shock economici specifici di ogni paese”.
• L’idea di istituire a lungo termine una funzione di stabilizzazione di bilancio a livello della zona euro nulla ha a che fare con il bilancio dell’Eurozona sia perché nega implicitamente la validità della dottrina economica secondo cui la funzione di stabilizzazione ha come obiettivi l’alta occupazione, la bassa disoccupazione e la buona crescita, sia perché la funzione di stabilizzazione dovrebbe intervenire avendo miracolosamente ottenuto un “considerevole grado di convergenza economica, l’integrazione finanziaria e un ulteriore coordinamento del processo decisionale sui bilanci”.
- • La relazione dei 5 Presidenti fa generiche affermazioni sul controllo democratico e sulla legittimità dell’ Unione Economica e monetaria.
Tali affermazioni generiche non sono accompagnate da precise proposte di rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali (sarebbe bastato proporre come obiettivo immediato la codecisione del Parlamento europeo sui grandi orientamenti di politica economica, il suo potere di fissare la qualità e la quantità delle risorse proprie e l’ampliamento delle competenze della Conferenza Interparlamentare prevista dall’art. 13 del Fiscal Compact)
La relazione propone di moltiplicare invece le strutture burocratiche proponendo di creare un comitato tecnocratico e consultivo europeo per le finanze pubbliche e autorità tecnocratiche nazionali indipendenti per la competitività.
- • La preoccupazione maggiore del Movimento europeo come espressione della società civile organizzata risiede nel fatto che, pur avendo ricevuto un mandato limitato al completamento dell’ Unione Economica e monetaria, i 5 Presidenti abbiano rinunciato a esprimersi con coraggio e deciso di ignorare i focolai di piccoli e grandi incendi che stanno mettendo in pericolo la comune casa europea e i principi di solidarietà che fanno parte delle sue fondamenta e che sono stati richiamati più volte e con grande autorevolezza da Papa Bergoglio.
E’ evidente a tutti, salvo che ai 5 Presidenti, che si può completare l’ Unione Economica e monetaria soltanto se si prende atto seriamente del fatto che la casa comune è solo parzialmente completata e che per rafforzarne le fondamenta non basta dare l’illusione di una crescita economica equilibrata e della stabilità dei prezzi ma che occorra ampliarne le fondamenta nei suoi aspetti sociali e culturali e nella sua dimensione democratica.
- • Per tutte queste ragioni il Movimento europeo ritiene indispensabile e urgente una mobilitazione della società civile per porre le basi di una forte iniziativa europea a favore del rilancio dell’Unità politica fra i popoli e i paesi del continente che vorranno impegnarsi lungo questa strada.
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