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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

Un governo difficile

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L’uscita di scena di Angela Merkel, un pilastro della stabilità politica tedesca, ha consegnato alla Germania una situazione molto più complessa di quanto i sondaggi avevano descritto nelle settimane precedenti al voto. In sintesi: Nessun vincitore e governo difficilissimo.  I risultati elettorali risultano essere deludenti per tutti i partiti: l’Unione (24.5 per cento) ha perso l’8.5 per cento rispetto al 2017, i socialdemocratici (25.5) tornano a essere il primo partito (non accadeva dal 2002!) ma rispetto ai sondaggi pre-voto il distacco sull’Unione è ben al di sotto delle aspettative. I Verdi arrivano al 13.8 per cento, molto al di sotto delle previsioni degli ultimi mesi, i liberali (11,7 per cento) migliorano di un punto percentuale rispetto al 2017 ma perdono la corsa per il terzo posto con gli ambientalisti, l’AfD (10.9) peggiora il proprio risultato di quasi due punti percentuali rispetto al 2017. La sinistra (Die Linke) dimezza i voti scendendo dal 9.2 del 2017 al 5 per cento

Cosa lascia Angela Merkel

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Angela Merkel  governa dal novembre del 2005. Sedici anni, quattro elezioni vinte con risultati non sempre entusiasmanti, quattro governi di cui tre Grandi Coalizioni con i socialdemocratici e un governo con i liberali (FDP). Merkel ha superato Konrad Adenauer ed eguaglierà Helmut Kohl nella durata al governo. Rispetto agli interregni dei suoi predecessori, i sedici anni merkeliani acquisiscono un tratto di eccezionalità in quanto si situano storicamente in un’epoca in cui la politica (escluse la finte democrazia come Russia o Turchia) ha bruciato un numero impressionante di leader politici che sembravano destinanti a una carriera politica lunga ed edificante: Sarkozy, Hollande, Renzi, Letta, Berlusconi, Trump, Hillary Clinton, Tsipras e altri. Già la semplice capacità di resistenza politica della cancelliera Merkel indica chiaramente la straordinarietà di un caso storico che in futuro occuperà a lungo politologi, storici e giornalisti. Il lungo cancellierato di Angela Merkel è stato u

La solitudine della CDU

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  Mancano venticinque giorni alle  elezioni tedesche  e i sondaggi, per la Cdu, fanno tremare i polsi. L’Unione (Cdu/Csu) guidata da Armin Laschet è attestata intorno al 20 per cento. Nella storia della Repubblica Federale non è mai stato attribuito un risultato così basso alla Cdu. Negli ultimi due mesi, il trend al ribasso dell’Unione è molto evidente. Se a luglio veniva attestata, nella media mensile, al 28.1 per cento, nel mese di agosto la media è scesa al 23.3. Le ragioni di questa crisi post-merkeliana sono molteplici e risalgono al 2018, quando la cancelliera decise di lasciare la guida del partito. Da allora la Cdu ha cambiato due presidenti e non ha mai trovato l’unità che garantiva Merkel. Si tratta di una crisi che è anche fisiologica per un partito che governa da sedici anni e che è stato guidato per diciotto anni dalla stessa leader. La lotta alla successione, sia nella Cdu sia per il cancellierato, ha lasciato inevitabilmente ferite ancora aperte tra i diversi aspiranti