Il destino di Angela Merkel, Cancelliera delle crisi

La più grande sfida dalla seconda guerra mondiale. È così che Angela Merkel si è rivolta ai tedeschi con empatia e con un tono estremamente rassicurante per spiegare le straordinarie misure di sicurezza e di limitazione delle libertà intraprese per contrastare il Coronavirus.
Non siamo ancora al divieto di uscire di casa, ma anche in Germania si potrebbe arrivare presto a soluzioni sul modello italiano. Dipenderà dall’aumento dei casi nelle prossime settimane. Ancora una volta, come in passato per esempio con la crisi dei rifugiati del 2015, Merkel ha fatto appello al senso di responsabilità e alla comunità di destino, al compito che tutti i cittadini sono chiamati a svolgere per contrastare un virus che potrà essere vinto soltanto se ognuno farà la propria parte diligentemente.
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L’obiettivo è stato spiegato senza giri di parole da Merkel: rallentare il virus, dare la possibilità di preparare al meglio il sistema sanitario tedesco (che comunque per stessa ammissione di Merkel è uno dei migliori e attrezzati al mondo e dà ampie garanzie) e, infine, guadagnare tempo affinché la scienza possa sviluppare medicine e, si spera, un vaccino entro la fine dell’anno.
Che un Cancelliere si rivolga alla nazione a reti unificate non è usuale in Germania, avviene di norma in occasione del discorso di fine anno. L’eccezionalità della situazione ha imposto non solo misure straordinarie ma anche una formula comunicativa fino ad ora mai adottata dalla Cancelliera.
Che il Coronavirus sia arrivato nell’ultima fase del suo lungo periodo alla guida della Germania è la conferma di una costante del mandato di Angela Merkel: una cancelliera destinata ad affrontare crisi fuori dalla norma. Nessun suo predecessore ha mai affrontato una serie così varia e profonda di problemi.
Dalla crisi del Trattato costituzione dell’Unione Europea che portò alla firma del Trattato di Lisbona fino alla crisi economico-finanziaria internazionale del 2008-2009, dall’uscita dal nucleare alla crisi dell’Euro, dai cambiamenti climatici fino alla crisi dei rifugiati, dal terrorismo islamico al terrorismo di matrice antisemita, dall’ascesa dell’estremismo di destra fino alla crisi del Covid-19.
In questa serie di crisi complesse e diverse per natura Merkel è riuscita a ricoprire la carica di Cancelliera così a lungo tanto che nel 2021 potrebbe addirittura equiparare i sedici anni di Helmut Kohl ed, inoltre, ha governato come nessun altro leader politico delle democrazie occidentali in un tempo in cui la politica ha polverizzato in brevissimo tempo numerosi enfant prodige prematuramente osannati dai media.
Non si dimentichi, inoltre, che il Coronavirus è arrivato nel pieno di una duplice lotta politica in Germania: da una parte i recenti successi della destra di AfD nella ex Germania Est che hanno messo fortemente in crisi l’equilibrio interno al partito della cancelliera (CDU) e, dall’altra, l’elezione del nuovo Presidente della CDU che era prevista per fine aprile ma che è stata posticipata a data da destinarsi. Uno dei candidati, Friedrich Merz è risultato anche positivo al Covid-19.
Le ragioni della forza di resistenza della Cancelliera sono da ricercare in una caratteristica peculiare del sistema politico tedesco nota con la formula di “democrazia del cancelliere”. La costituzione tedesca non prevede crisi al buio, ovvero senza una chiara e definita via d’uscita, e l’esecutivo, guidato dal Cancelliere, detiene il potere dell’iniziativa politica in relazione non solo evidentemente alla linea politica ma anche delle effettiva realizzazione temporale degli obiettivi politici.
Non si tratta, tuttavia, di una “dittatura” del cancelliere ma il capo dell’esecutivo è tanto più solido e forte nella sua posizione quanto è coerente e unita la sua maggioranza parlamentare. Questa ragione di sistema non spiega del tutto il fenomeno-Merkel in quanto se fosse semplicemente così, tutti i cancellieri avrebbero potuto restare così a lungo al governo.
L’altra componente specificamente merkeliana è la sua capacità di affrontare ogni crisi mai con azioni d’impeto ma sempre a conclusione di una valutazione complessiva approfondita di un’intero staff di persone competenti in base alla crisi in questione. 
Se fino a pochi giorni fa il posto nella storia di Angela Merkel era unanimemente legato alla crisi dei rifugiati e al destino dell’Unione Europea, il Covid-19 cambia tutto. È contro questo insolito nemico e a come la Germania e l’Europa ne usciranno che la Cancelliera si gioca il suo posto nei libri di storia.
Che la crisi del Coronavirus sia arrivata con Angela Merkel alla guida della Germania può essere considerata una fortuna per la sua abitudine a gestire casi-limite e perché davanti alla peggiore delle crisi dal secondo dopoguerra questa abitudine risulta essenziale in termini di gestione e di comunicazione.
A questo si aggiunge l’enorme influenza che le azioni della Cancelliera hanno a livello internazionale. Non è certo del tutto casuale che dopo che Merkel ha attribuito a sé la gestione del Coronavirus con il discorso alla nazione di ieri, anche la Banca Centrale Europea ha annunciato misure straordinarie come il programma di acquisto (quantitative easing) pandemico di 750 miliardi di euro.   

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