Germania, perché l’Est vota estrema destra

Le previsioni per le elezioni nelle due regioni della ex Germania Est sono state confermate. L’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), rispetto alle elezioni del 2014, raddoppia i voti in Brandeburgo (23.7%) e arriva quasi a triplicarli in Sassonia (27.8%).
In entrambi i Länder AfD è stabilmente il secondo partito. Con questi risultati per i cristiano-democratici (CDU) in Sassonia e per i socialdemocratici (Spd) in Brandeburgo è impossibile continuare a governare con la maggioranza uscente. Per la CDU (32.5) l’unica alternativa in Sassonia sembra essere una coalizione con i Verdi (8.4) e, probabilmente, con la Spd (7.8).
In Brandeburgo per i socialdemocratici la formazione del governo dovrà passare da un coinvolgimento dei Verdi (10.6) oltre alla Linke (10.7) che faceva già parte della coalizione di maggioranza. In questo senso i Verdi, pur avendo ottenuto risultati sotto le previsioni, risulteranno decisivi. 
Il dato più rilevante, tuttavia, è che la Germania Est continua a votare a destra. I motivi sono tanti. A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino non tutto è andato come aveva promesso Helmut Kohl (i famosi paesaggi fioriti) e la recente crisi dei rifugiati ha fatto emergere un malessere socio-culturale che, tuttavia, ha ragioni profonde.
Una canzone del cabarettista tedesco Rainald Grebe, ispirata liberamente a C’era un volta il West di Sergio Leone, ironizza sui brandeburghesi e Brandeburgo e dice: “ci sono tre nazi su una collina e non trovano nessuno da picchiare”.
Il richiamo è all’estrema destra crescente ma anche allo spopolamento progressivo e inarrestabile che ha colpito una regione importante come il Brandeburgo, nel quale si trovano città come Potsdam e Frankfurt am Oder. Lo spopolamento della Germania Est è stato, negli ultimi anni, ciò che ha letteralmente depresso l’economia, la società e la cultura.
Chiunque abbia visto le città di Brandeburgo, Frankfurt am Oder o, in generale, la provincia dell’Est della Germania rimane impressionato dallo spopolamento in confronto alle regioni dell’Ovest (si pensi ad esempio alla Baviera, al Baden Württemberg, al Nord-Reno Westfalia o alla città di Berlino) che hanno avuto e continuano ad avere una straordinaria e inarrestabile capacità attrattiva. Anche se il trend sta lentamente cambiando le conseguenze politiche di anni di migrazioni da Est a Ovest si stanno manifestando da almeno quattro-cinque anni.
Un altro grande problema riguarda l’economia. I salari medi nelle regioni orientali sono al di sotto della media nazionale e molto al di sotto di quelli dell’Ovest. Lo stesso vale per il reddito famigliare lordo. Ci sono stati miglioramenti negli ultimi due anni ma ancora il divario persiste. Inoltre, in generale, l’Est ha un reddito pro capite inferiore; tutte le regioni dell’Est sono agli ultimi posti nella classifica interna alla Germania.
In questo contesto di malessere diffuso e di disagio sociale in cui la fiducia nelle istituzioni democratiche, per ragioni storiche, non è così sviluppata come all’Ovest si è inserita la crisi dei rifugiati e la narrazione dell’accoglienza che ha dato la sensazione di creare una priorità del migrante rispetto ai cittadini tedeschi.
Diversi studi evidenziano che il cittadino dell’Est, a ragione o a torto, si percepisce come cittadino di seconda classe. Eppure il paradosso è che se ci sono regioni che hanno maggiormente bisogno di nuovi cittadini sono proprio quelle dell’Est che si devono confrontare con una carenza di lavoratori specializzati. E i migranti, se formati, come spesso avviene in Germania, possono colmare questo vuoto.
La retorica e la propaganda di AfD è efficace su una parte consistente dell’elettorato (20-30 per cento) che per tutte le suddette ragioni si è percepita sconfitta dalla riunificazione, sconfitta dai processi di modernizzazione (Globalizzazione), sconfitta nell’immaginaria lotta tra migranti e tedeschi e che non si riconosce del tutto nell’identità nazionale tedesca che è evidentemente plasmata interamente dalla storia della Repubblica federale ed esclude la storia della Repubblica Democratica tedesca (DDR).
L’estrema destra fa spesso leva sull’identità perduta dell’Est, sugli slogan che animarono la rivoluzione del 1989, strumentalizzandoli e de-contestualizzandoli. Del resto, la campagna elettorale della AfD (Wende 2.0) richiama proprio la cosiddetta svolta (Die Wende) che portò alla fine del regime della DDR:
“Nel 1989 i tedeschi dell’Est scesero per strada per abbattere il disumano regime comunista. Ma molte delle speranze di allora non sono state soddisfatte: Non ci sono parità di condizioni tra Ovest ed Est… I cittadini dell’Est chiedono salari uguali, pensioni uguali, una buona istruzione per tutti, un trattamento coerente dei richiedenti asilo respinti e degli stranieri criminali … È tempo di completare ciò che si iniziò nel 1989: Riprenditi il tuo paese…!”.
Con questo messaggio che mischia Ostalgie, patriottismo nazionalista e i principi della sicurezza, AfD ha letteralmente tolto il terreno sotto i piedi anche alla Linke che è stato il partito che un tempo canalizzava tutti questi sentimenti di frustrazione e di marginalità. Non a caso oggi la Linke ha perso quasi l’8 per cento in Brandeburgo, dove era al governo con la SPD, e quasi il 9 per cento in Sassonia. Inoltre, la Linke governa anche con un proprio Presidente la Turingia, dove si voterà il 27 ottobre.

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