Benvenuti nella Germania post-merkeliano

Dal dicembre scorso la nuova leader dei cristiano-democratici tedeschi si chiama Annegret Kramp-Karrenbauer. Meglio nota come AKK. È lei l'erede di Angela Merkel che dopo i recenti insuccessi elettorali ha deciso di cedere la guida del partito (CDU). Pur restando cancelliera, l'inizio della fine dell'era Merkel è già iniziata.
Annegret Kramp-Karrenbauer, anche se ancora non ricopre alcun incarico di governo, ha già mostrato un'evidente diversità rispetto al suo predecessore. Già nota per essere una conservatrice non ha deluso le attese. Prima ha criticato la politica delle porte aperte della Cancelliera in tema di immigrazione e si è contrapposta alle proposte dei socialdemocratici per una riforma delle controverse politiche sociali note come Hartz IV (reddito di cittadinanza).
Poi, successivamente, in occasione dei consueti spettacoli dei politici tedeschi per il Carnevale, ha manifestato un'evidente nostalgia per un certo machismo di tradizione e si è presentata travestita da donna delle pulizie. Insomma, ha voluto parlare, in forme e contesti molto diversi tra loro, all'elettorato conservatore della CDU che negli ultimi anni era stato un po' trascurato dalle politiche moderniste di Angela Merkel.
Fino ad ora si era limitata a interventi calibrati sulla politica interna. Tuttavia, alla lettera con cui il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto un rinascimento europeo, AKK ha risposto con un lungo articolo sulla Welt am Sonntag (l'edizione domenicale della Welt). A molti non è piaciuto. Prima di tutto agli alleati della SPD e ai partiti di opposizione Verdi e liberali, ma anche in Italia non sono mancate critiche.
AKK, pur dicendo di essere d'accordo con il Presidente francese nel sostenere l'importanza di rafforzare l'Europa, ha voluto stabilire modalità e priorità molto diverse. Le parole chiave sono principio di sussidiarietà (=potere agli Stati membri) e auto-responsabilizzazione.
Per AKK sarebbe sbagliata qualunque forma di "centralismo europeo, statalismo europeo, comunitarizzazione dei debiti, europeizzazione dei sistemi sociali e del salario minimo". L'unica strada percorribile è quella della "convergenza in termini di pari condizioni di vita all'interno degli Stati membri e tra gli Stati membri".
Il colpo di grazia all'europeismo macroniano AKK lo dà quando afferma che
"nessun superstato europeo soddisfa l'obiettivo di un'Europa in grado di agire. Il lavoro delle istituzioni europee non può rivendicare la superiorità morale nei riguardi della cooperazione dei governi nazionali".
Sovranità europea, adieu!
L'Unione europea di AKK resta (ancora) intergovernativa, non prevede alcuna forma di condivisione del debito ed è totalmente incentrata sul ruolo fondamentale degli Stati nazionali che "fondano la legittimazione democratica europea e l'identificazione con il progetto europeo. Soltanto gli Stati nazionali formulano e riconciliano il loro interesse a livello europeo".
La nuova leader conservatrice tedesca non lascia alcuno spiraglio per un'Europa che non sia una sommatoria di Stati nazionali. L'intervento di AKK sorprende solo chi non conosce a fondo la politica tedesca.
Già nei giorni scorsi non erano mancate critiche alle proposte di Macron sui principali media tedeschi sia sul contenuto sia sulla metodo. In realtà, la reazione dei conservatori tedeschi era scontata e prevedibile. Dopo le elezioni federali e regionali del 2017-2018 e la graduale uscita di scena di Angela Merkel sta emergendo il carattere più autentico (e maggioritario) dei cristiano-democratici che Merkel era riuscita per anni a frenare mediando tra le diverse anime del partito.
Pur non venendo mai messa in discussione la vocazione europea della Repubblica Federale tedesca, il modo in cui la Germania post-merkeliana guarderà all'Europa sarà molto diverso. Se a Merkel i critici rimproveravano di essere scarsamente europea, con AKK scopriranno una Germania che metterà sempre il proprio interesse nazionale al primo posto.
Il nuovo equilibrio politico tedesco emerso nell'ultimo anno e mezzo ha aperto una fase nuova. La Grande coalizione che è stato il filo conduttore dell'era Merkel, oggi deve confrontarsi con un contesto inedito: una maggioranza ben più risicata rispetto al passato e una quadruplice opposizione (AfD, Liberali, Linke e Verdi). Al contesto nazionale si sono poi aggiunte le elezioni regionali in Baviera e in Assia che hanno definitivamente cambiato i vertici dei cristiano-democratici e dei cristiano sociali. A Merkel (CDU) e Seehofer (CSU) sono succeduti Annegret Kramp-Karrenbauer (CDU) e Markus Söder (CSU).
Se già Merkel recepì con timidezza le proposte di Macron formulate nel famoso discorso alla Sorbona, oggi i vertici politici della Germania sembrano ancora più cauti. Si guarda esclusivamente all'interesse nazionale tedesco, considerato ormai una priorità assoluta.
L'obiettivo primario resta infatti di interrompere l'emorragia di voti a destra (Afd) ristabilendo la tradizionale contrapposizione, anche in un contesto di grande coalizione, con i socialdemocratici e tornando su posizioni autenticamente conservatrici. E questo non riguarderà soltanto i temi legati ai diritti civili, ma anche alla costruzione dell'Unione Europea e al futuro in cui per i Paesi più deboli, e che non intendono rispettare le regole e i patti europei, sarà sempre più difficile trovare una sponda a Berlino.
Se negli anni della grande crisi si guardava a Schäuble e Merkel come a due inflessibili teutonici custodi dell'ordine costituito, dimenticando il grande spirito europeista incarnato dall'ex ministro delle Finanze e le grandi opere di mediazione della Cancelliera su diversi fronti di crisi, nei prossimi anni impareremo a conoscere una nuova classe dirigente tedesca ben più rigida e meno solidale ... e forse rimpiangeremo quella fredda, imperturbabile tenerezza di Angela Merkel.

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