Patriottismo ed Europa del nucleo contro i nazionalismi

Nell'agenda politica europea, l'Europa del nucleo (o a più velocità) torna periodicamente di attualità in forme e proposte diverse. Il primo a proporre diverse velocità per l'Unione fu il francese Jacques Delors, presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1995, a cui si collegò l'idea dell'Europa del nucleo avanzata nel 1994 da Wolfgang Schäuble e Karl Lamers, entrambi esponenti di primo piano dei democristiani tedeschi (CDU).
A metà anni Novanta i due politici tedeschi erano convinti che non tutti i Paesi fossero in grado di poter aderire alla moneta unica sin dall'inizio. Era indispensabile, piuttosto, procedere a un'integrazione differenziata.
Il progetto fu criticato da più parti, in particolare in Italia, che secondo lo schema tedesco di Schäuble-Lamers ne sarebbe rimasta inizialmente fuori. Dopo la dichiarazione dei capi di stato e di governo del 25 marzo 2017 in occasione dei festeggiamenti dei sessant'anni dell'Unione Europea sono tornate nuovamente in augele molte velocità di integrazione tra gli Stati membri.
In quest'occasione si trattava di una risposta al referendum sulla Brexit. A riproporre con forza il progetto dell'Europa del nucleo è stato l'ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in occasione della prestigiosa Vigoni Lecture a Berlino. Gentiloni, ripercorrendo la propria esperienza alla guida del governo italiano, ha sottolineato la difficoltà di un'Europa a ventotto (presto a ventisette) di poter riprendere il filo spezzato dell'integrazione europea.
Solo una "core Europe", un'Europa del nucleo appunto, può pensare di affrontare e aspirare a risolvere questioni divenute ormai cruciali come il contrasto alle diseguaglianze sociali e alla disoccupazione così come il coordinamento dei flussi migratori.
Non è un caso che la proposta dell'ex premier italiano sia avvenuta esattamente a Berlino dove l'Europa del nucleo ha sempre riscosso un ampio consenso. Un progetto realistico, come piace ai tedeschi, molto lontano da qualunque utopia di costruzione di un grande Stato europeo, e che non richiede neanche una modifica degli attuali Trattati vigenti.
Del resto, l'Europa del nucleo sta gradualmente diventando realtà, quasi nell'indifferenza generale. Si pensi, per esempio, alle cooperazioni in materia di difesa o anche al recente progetto franco-tedesco su una riforma del bilancio europeo. La vera novità è l'assenza dell'Italia e del governo italiano da tutti i tavoli di discussione su materie e temi che dovrebbero interessare Roma, sia come Paese fondatore dell'Unione Europea sia come terzo contribuente netto dell'Eurozona.
L'Europa del nucleo sembra essere anche la migliore risposta attualmente possibile ai crescenti movimenti nazionalisti. Confermando l'assetto istituzionale intergovernativo dell'Unione Europea, i governi nazionali resteranno i detentori del potere politico e di indirizzo, cedendo solo piccole quote di sovranità nazionale con cooperazioni specifiche su determinate materie. Del resto, l'Europa esiste solo nella misura in cui i governi nazionali decidono quali competenze trasferire alle istituzioni europee. Non viceversa.
Dal punto di vista più strettamente politico, l'Europa del nucleo permette di coniugare l'indispensabile europeismo con un autentico e responsabile patriottismo, salvaguardando l'interesse nazionale. Un tema che non a caso è stato affrontato dal presidente della Repubblica tedesco Frank-Walter Steinmeier nel suo discorso dello scorso 9 novembre in occasione della commemorazione della proclamazione della Repubblica tedesca dopo la fine della prima guerra mondiale.
Se si intende salvare l'Europa della sua crisi più lunga e profonda non si può rispondere al nazionalismo con un vago ed elitario cosmopolitismo impersonale, che è uno dei punti di forza della propaganda dei movimenti nazionalisti, quanto piuttosto con un patriottismo democratico e illuminato. La vera sfida alle prossime elezioni europee è tutta in questo fragile equilibrio tra difesa dello Stato nazionale e rafforzamento dell'Unione Europea.

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