La Germania nel Consiglio di sicurezza dell'Onu

La Germania torna nel Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite di cui sarà membro non-permanente nel biennio 2019-2020. A New York l'Assembla Generale ha votato a favore con 184 voti su 193, anche se ne sarebbero bastati 126. Ad agevolare l'elezione tedesca è stata la rinuncia di Israele.
Insieme alla Germania, affiancheranno i cinque membri permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) altri quattro membri non-permanenti e neo-eletti: Belgio, Indonesia, Sud Africa e Repubblica Dominicana. I membri non-permanenti uscenti sono Svezia, Olanda, Etiopia, Bolivia e Kazakistan.
È la sesta volta che la Repubblica Federale tedesca entra nel Consiglio di sicurezza, di cui è stata membro non-permanente, come Germania Occidentale, nei bienni 1977-78 e 1987-87 (nel 1980-81 lo fu la Germania dell'Est), e come Germania riunificata nel 1995-96, 2003-04 e nel 2011-12.
Come ha ricordato il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas (Socialdemocratico), non è mai facile essere membro del Consiglio di sicurezza, tuttavia esistono fasi storiche più o meno turbolente. Lo fu nel 2011-12 durante la guerra in Libia, da cui la Germania, diversamente dai partner europei ed occidentali, si astenne. Lo sarà certamente anche il prossimo biennio durante il quale tutti i membri permanenti ridefiniranno, non senza confitti, il proprio ruolo internazionale, tanto che il lavoro del Consiglio di sicurezza è in parte bloccato dai veti reciproci. Berlino sarà chiamata a un fondamentale ruolo di mediazione e avrà un ruolo di primissimo piano nelle molte crisi aperte.
L'elezione della Germania si inserisce in un percorso che ha visto Berlino assumersi sempre maggiori responsabilità internazionali. Non solo nella crisi in Ucraina e in Siria, ma anche nell'accordo sul nucleare con l'Iran. Nel 2015 infatti i cinque membri permanenti più la Germania (affiancata dall'Unione Europea) siglarono l'intesa poi recentemente rimessa in discussione da Donald Trump. Anche il Ministro degli Esteri tedesco ha sottolineato come la Germania da anni si è fatta carico di una maggiore responsabilità internazionale e continuerà a farlo nei prossimi anni svolgendo, come sempre, un ruolo di mediazione tra i molteplici e divergenti interessi dei membri permanenti.
Il ruolo internazionale della Germania si è modificato radicalmente negli ultimi anni. Se dalla seconda guerra mondiale si è definita soft power, negli ultimi anni non solo è cambiato il contesto ma è accresciuta l'autonomia politica e la consapevolezza di dover necessariamente modificare la propria azione, in altri termini la Germania, da 'potenza domata' dopo la seconda guerra mondiale è diventata una 'potenza normalizzata' che agisce al pari degli altri partner internazionali.
Il contesto internazionale è molto più complesso rispetto al passato. Il sistema di alleanze e di relazioni transatlantiche su cui la Germania poteva contare non c'è più in conseguenza della Brexit, del ritrarsi degli USA, dell'ascesa di Cina e Russia ed, infine, della crisi politica interna all'Unione europea. Oggi alla Repubblica Federale tedesca non bastano più i successi economici e l'efficienza del proprio sistema sociale per essere leader, ma serve anche una chiara strategia globale che non ha sempre avuto durante la guerra fredda (e di cui non ne aveva realmente bisogno) e che ha iniziato a sviluppare, con qualche difficoltà, a partire dalla riunificazione. Soltanto negli ultimi anni, tuttavia, Berlino è riuscita a definire chiaramente la propria strategia e a presentarla in occasione dell'ultimo G20: progetti di investimento nelle relazioni esterne dell'UE ( tra gli altri il noto Compact with Africa), attenzione e sensibilità ai cambiamenti climatici e ruolo di mediazione nelle principiali crisi geopolitiche ai confini dell'Unione Europea.
Il compito della Germania nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite consisterà nel difendere il multilateralismo e i valori occidentali ed europei contro i dilaganti egoismi economici, politici e militari. Sembra quasi un'impresa titanica e ad altro rischio di fallimento, ma è indubbio che la Germania sia il miglior attore per rimettere ordine in un mondo che secondo Foreign Affairs è letteralmente out of order.

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