Grande Coalizione in Germania: novità e divisione dei ministeri

"Dolorosi compromessi". È così che la cancelliera Merkel ha anticipato la raggiunta intesa per il nuovo governo tedesco martedì sera. Mai prima d'ora i partiti che hanno sottoscritto il contratto di coalizione (CDU, CSU e SPD) erano così restii all'intesa in virtù di un risultato elettorale che aveva mandato un messaggio molto chiaro di insoddisfazione da parte dell'elettorato conservatore e socialdemocratico.
L'accordo siglato da Merkel e Schulz resterà nella storia della Repubblica federale come il più difficile, complesso e forse più fragile. Mai la Germania ha dovuto aspettare così a lungo per la definizione di un'alleanza di governo (per il vero e proprio esecutivo si deve aspettare ancora qualche settimana).
Nel contratto di coalizione di ben 179 pagine e 14 capitoli si possono individuare almeno tre novità principali. La prima si chiama Europa. Accanto a un generico anche se significativo impegno della Germania a riformare le istituzioni dell'Ue insieme alla Francia, c'è un riferimento esplicito all'attuale contrattazione sul bilancio europeo e al cosiddetto quadro finanziario pluriennale dell'Ue.
L'Unione e la SPD esprimono la volontà di rafforzare finanziariamente l'Ue. Con l'uscita del Regno Unito dall'Ue il budget europeo dovrà essere rimodulato e la Germania apre alla possibilità di un bilancio europeo più corposo e sostanziale e in cui Berlino sia disposta a investire di più e meglio.
Il Meccanismo europeo di stabilità (ESM) dovrà diventare, nelle intenzione del futuro governo tedesco, un Fondo monetario europeo sotto il controllo del Parlamento Ue. La grande novità politica è che i socialdemocratici sono riusciti a ottenere il Ministero delle Finanze che nelle ultime due legislature era stato occupato da Wolfgang Schäuble (CDU).
Il socialdemocratico Olaf Scholz, attuale ministro-presidente della città di Amburgo, dovrebbe essere il suo successore. Se questo significhi un cambio di rotta rispetto alla rigidità economica tedesca degli ultimi anni, è prematuro per dirlo, certo è che i socialdemocratici hanno l'occasione di dimostrare di voler realmente una politica economica diversa e, soprattutto, un'Europa più sociale.
La seconda novità riguarda gli investimenti in formazione e ricerca. Si tratta, in realtà, del punto più importante, sebbene forse meno mediatico. La nuova Grande Coalizione intende investire circa 10 miliardi di euro fino al 2021 nel sostegno agli studenti, agli asili nido e alle Università e per il miglioramento delle strutture scolastiche.
È addirittura prevista una modifica della Costituzione (art. 104c) per permettere allo Stato centrale (e non esclusivamente ai Länder) di poter investire direttamente in ricerca e formazione. L'obiettivo è arrivare a investire il 3.5 per cento del Prodotto Interno Lordo (PIL) entro il 2025.
La terza novità riguarda il mercato del lavoro dove è previsto l'investimento di un miliardo di Euro contro la precarietà. Verranno ridotte drasticamente le possibilità di contratti di lavori a tempo determinato. Un punto fondamentale per Martin Schulz al fine di ottenere il sostegno degli iscritti del suo partito.
Per quanto riguarda la politica migratoria, rispetto al documento frutto delle consultazioni esplorative del mese scorso, non ci sono modifiche sostanziali. È stato confermato il limite di 180-220 immigrati l'anno e di 1000 al mese per il ricongiungimento familiare.
Diversa è stata la presentazione dell'accordo. Per i cristiano sociali (CSU) l'intesa prevede l'introduzione di un limite massimo, per i socialdemocratici (SPD) il limite va interpretato come indicativo in quanto il diritto di asilo non verrà modificato. In realtà, molto è rimandato a una legge sull'immigrazione che la coalizione si impegna a scrivere.
Ci sono poi anche alcune curiosità solo apparentemente marginali. La Grande Coalizione si impegna a ridurre il contributo di solidarietà (SOLI) con cui i cittadini dell'ex Germania Ovest continuano a finanziare la riunificazione tedesca. Si tratta di un'iniziativa politicamente importante con la quale si intende mettere in difficoltà i liberali tedeschi (FDP) che avevano fatto della riduzione del contributo uno dei loro principali argomenti di forza durante la campagna elettorale.
Unione e SPD intendono anche costituire una commissione di esperti per valutare se si possano introdurre strumenti di democrazia diretta per rafforzare il coinvolgimento dei cittadini nei processi democratici. Anche qui si tratta di un'iniziativa finalizzata a contrastare l'estrema destra dell'AfD che da sempre critica la democrazia rappresentativa e propone forme di partecipazione diretta.
La Grande Coalizione intende avviare un vasto programma di iniziative per sostenere la cultura della memoria e del ricordo delle vittime del nazionalsocialismo, ma anche della dittatura comunista ed anche qui l'obiettivo è rispondere all'ascesa dell'estremismo di destra.
L'ultima curiosità riguarda le relazione bilaterali: viene sottolineata l'importanza delle relazioni politiche tra Germania e Polonia e si evidenzia la volontà di continuare a collaborare con il Regno Unito anche dopo la sua uscita dall'Ue.
Nel contratto di coalizione è indicata anche la divisione dei ministeri: La CDU, oltre alla Cancelliera (Angela Merkel) ha ottenuto la difesa (dovrebbe essere confermata Ursula von der Leyen), l'economia (per il merkeliano Peter Altmeier), l'importante ministero della ricerca e della formazione (quasi certamente Hermann Gröhe), l'agricoltura (si presume Julia Klöckner) e la sanità (probabilmente Annette Widmann-Mauz).
La SPD, oltre al già citato Ministero delle Finanze per Olaf Scholz che sarà anche Vice-Cancelliere, ha ottenuto il ministero degli Esteri fortemente voluto da Martin Schulz, della giustizia (dovrebbe essere confermato Heiko Maas), del lavoro (probabilmente Hubertus Heil), della famiglia (si pensa a Katarina Barley) e dell'ambiente (si presume Barbara Hendricks).
La CSU riesce a occupare la fondamentale casella del Ministero degli Interni (quasi certamente Horst Seehofer) e ottiene poi lo sviluppo economico (Gerd Müller o Dorothee Bär) e i trasporti (Andreas Scheuer o Dorothee Bär).
Per il definitivo via libera al governo manca ancora il voto del congresso della CDU ma, soprattutto, il ben più incerto voto degli oltre 463 mila iscritti della SPD.

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