Europa e Mediterraneo, un convegno dell'Associazione Alexander von Humboldt
Se a livello politico-diplomatico le relazioni italo-tedesche sono ormai definite dalla famosa espressione di Gian Enrico Rusconi dell’«estraniazione strisciante», diverso è il caso della ricerca scientifica dove i rapporti tra le università italiane e tedesche sono decisamente floridi.
Una delle istituzioni che maggiormente contribuisce a sostenere la cooperazione scientifica tra i due paesi è la prestigiosa fondazione Alexander von Humboldt, fondata nel 1953 dal governo di Konrad Adenauer e che prende il nome dal noto esploratore e scienziato tedesco. Il primo presidente fu il Premio Nobel per la fisica Werner Heisenberg.
Ogni anno la fondazione offre borse di ricerca sulla base della sola qualificazione scientifica di proponenti e progetti di ricerca rigorosamente selezionati. Le sue borse di studio e di ricerca consentono di lavorare su un progetto di qualsiasi ambito disciplinare in collaborazione con istituti o università tedeschi. Spesso criticata per le politiche “di austerità”, la Germania dimostra una straordinaria generosità e lungimiranza sostenendo economicamente ricercatori stranieri dando loro la possibilità di tornare nel proprio Paese con un bagaglio scientifico e culturale superiore. Basti pensare che circa cinquanta Premi Nobel sono stati borsisti della Fondazione. I dati sono impressionanti: dal 2009 al 2013 la fondazione ha finanziato 5980 soggiorni di ricerca in Germania a professori e ricercatori da tutto il mondo (dall’Europa al Nord e Sud America, dal Vicino e Medio Oriente all’Africa, dall’Asia all’Australia, alla Nuova Zelanda e all’Oceania). Solo in Italia, dal 2009 al 2013, ben 167 ricercatori o professori hanno ottenuto una borsa di studio o un premio della Fondazione Alexander von Humboldt.
Un momento fondamentale dell’incontro tra le culture scientifiche italiana e tedesca è rappresentato dal convengo nazionale dell’Associazione degli Humboldtiani italiani che si svolge ogni due anni in una città italiana. Dopo Venezia, Roma e Pisa, quest’anno è il turno di Lecce. L’Università del Salento, che conta undici ex borsisti e un premio Kowaleskaja della fondazione Alexander von Humboldt, ospiterà, a partire da oggi pomeriggio, il convegno Europe and Mediterranean Regions: History, Emergencies, and Chances, organizzato da Loris Sturlese (prof. di Storia della filosofia medievale e coordinatore del dottorato internazionale in Forme e Storia dei Saperi Filosofici) e da Alessandra Beccarisi (Presidente del Corso di Laurea in filosofia e prof.ssa di Storia della filosofia medievale).
La relazione di apertura sarà tenuta dal filosofo della politica Angelo Bolaffi, già Direttore dell’Istituto italiano di Cultura a Berlino, e da tempo impegnato in un’attività di ricerca e di impegno sociale volta ad una maggiore comprensione politica e culturale tra le società tedesca e italiana. Parteciperanno anche storici, giuristi e scienziati provenienti dall’Europa continentale e dalle regioni del Mediterraneo, tra cui Werner Eck (Colonia), Amos Bertolacci (Pisa), Francesco Gianturco (Innsbruck), Horst Stöcker (Francoforte), Pier Andrea Mandò (Firenze), Massimo Inguscio (Torino) e Dieter Simon (Berlino). Tra i relatori dell’Università del Salento che interverranno al convegno ci sono Raffaele De Giorgi (prof. di Filosofia del Diritto), Francesca Lamberti (prof. di Diritto Romano) e Hubert Houben (prof. Storia medievale).
Una sezione del convegno sarà dedicata alle opportunità di collaborazione scientifica con gli interventi di Thomas Hesse della fondazione Alexander von Humboldt e di Federica Pisanelli del Deutsche Akademischer Austauschdienst (DAAD), l’altra prestigiosa istituzione tedesca che sostiene la ricerca scientifica internazionale.
È prevista anche la presenza dell’ambasciatore tedesco in Italia Reihnard Schäfers. Il convegno si terrà dal 28 al 30 aprile presso la Sala Conferenze del Rettorato dell'Università del Salento. (Articolo uscito in versione ridotta su Il Quotidiano di Puglia).
Per non perdere l'occasione di sfruttare la tempesta,
Humboldt si era fatto legare alla prua,
sospeso a cinque metri dalla superficie dell'acqua,
per misurare l'altezza di quelle onde che non andavano a infrangersi sulla costa.
Era rimasto appeso per un giorno intero, dall'alba fino alla notte, con l'oculare del sestante davanti al viso.
Dopo si era sentito un po' confuso, ma anche arrossato,
rinfrescato e felice e non era riuscito a capire perché da quel momento i marinai avessero cominciato a considerarlo un'incarnazione del diavolo
(Daniel Kehlmann, La misura del mondo)
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