Il problema demografico in Germania

"La cosa più bella nei bambini è il ricordo della notte in cui li abbiamo fatti" diceva Johann Wolfgang Goethe. Pochi tedeschi avranno questo bel ricordo di cui parla Goethe.  La Bild am Sonntag di oggi ha presentato un'inchista (vedi immagine a lato) sul fallimento della politica per la famiglia in Germania. Molti soldi spesi, ma pochi risultati. La Germania continua ad avere uno degli indici di natalità più bassi in Europa ed una delle popolazioni di anziane al mondo. Ma il paradosso del caso tedesco è che si tratta di una dei sistemi più costosi in Europa. Qui di seguito vi propongo un riassunto (in italiano) di un mio articolo (in inglese) uscito nel gennaio 2013 per la rivista Longitude, "The incredible shrinking Germans", in cui analizzo uno dei grandi problemi della società tedesca che la politica non riesce a risolvere.

Se la popolazione mondiale ha ormai superato i sette miliardi, in Europa lo sviluppo demografico resta molto basso. Tra i paesi europei è la Germania ad occupare uno degli ultimi posti. Già lo scorso anno il Ministero degli Interni aveva comunicato dei dati preoccupanti. Nell’ottobre scorso l’Ufficio federale di Statistica ha comunicato che la popolazione tedesca diminuirà di ben dieci milioni entro il 2060. Oggi vivono in Germania meno giovani sotto i 15 anni rispetto al resto d’Europa dato che fa dei cittadini tedeschi i più anziani d’Europa.
È chiaro che lo sviluppo demografico nella Repubblica Federale Tedesca sarà uno dei temi di maggiore importanza nella discussione pubblica dei prossimi anni. Può un’economia che è modello e guida dell’Europa avere un indice di natalità così basso? Quale sarà il futuro della popolazione tedesca? La Germania si sta autodistruggendo, come scrisse nel 2010, forse profeticamente, Thilo Sarrazin? Anche se la Repubblica Federale rappresenta, oggi, una robusta e solida economia sociale di mercato, tuttavia, la sua supremazia economica non è destinata a durare a lungo senza la possibilità di un ricambio generazionale.
Il governo di Berlino è naturalmente consapevole del drammatico cambiamento demografico e sta cercando di avviare una strategia per contrastare un trend negativo e allarmante. Lo scorso anno si è istituito un osservatorio sulla demografia presso il Ministero degli Interni con l’obiettivo di elaborare idee e progetti e consigliare il governo su come intervenire. Lo scorso ottobre si è svolto il vertice sulla demografia per presentare la strategia del governo per il cambiamento demografico. Lo slogan è stato “Jedes Alter zählt”. Tuttavia, il governo sembra ancora non avere le idee molto chiare su come intervenire in concreto. Il 9 e 10 gennaio si svolgerà, infatti, il secondo vertice sulla demografia, il cosiddetto Berliner Demographie Forum.
Nel settembre scorso il Ministro del Lavoro Ursula von der Leyen [oggi Ministro della Difesa] ha messo in evidenza come in Germania ci sia il rischio che sempre più persone possano vivere in futuro con una pensione insufficiente. Il Ministro ha parlato esplicitamente di rischio povertà tra i pensionati. Per questo ha proposto una pensione minima fissa di 850 euro. Non è un caso che, come riportato dal settimanale tedesco Der Spiegel, sempre più anziani decidano di trasferirsi all’estero, in paesi dove possono permettersi di vivere più dignitosamente che in Germania la parte finale della propria esistenza.
Il calo demografico rischia così di creare un conflitto generazionale. Una società con sempre più anziani richiede sempre più soldi per il sistema pensionistico, a scapito, naturalmente, delle generazioni più giovani. Kerstin Bund, giovane editorialista della Zeit, ha polemizzato proprio con il Ministro Ursula von der Leyen: “Non può essere che tutti i problemi di questo paese vengano scaricati sulla generazione oggi ha tra i 20 e i 35 anni. La grande ingiustizia è che si pone il benessere degli anziani sulle spalle dei giovani. Si potrebbe dire che è normale in una società che invecchia. Ma il “dominio” degli anziani sui giovani non è altro che quello di coloro che non lavorano su quelli che lavorano. Se la demografia determina la democrazia, prima o poi entra in gioco anche la solidarietà. Il patto generazionale si fonda sull’idea che la generazione più giovane si preoccupa per la più vecchia. Ma chi inizia oggi a lavorare è consapevole che in vecchiaia non gli spetterà gran che come pensione. Come si fa a spiegare ai giovani che oggi devono lavorare di più rispetto alla precedente generazione, ma prenderanno, in futuro, molto meno? C’è un sentimento di pericolosa impotenza che avvolge la mia generazione e che può facilmente sfociare in rabbia. E la rabbia è veleno per la nostra comunità solidale.”
In realtà però la politica per la famiglia in Germania è già tra le più onerose al mondo. La Repubblica Federale Tedesca investe circa 195 miliardi di euro all’anno. Anche l’ultimo congresso della CDU, il partito della Cancelliera Angela Merkel, ha affrontato questo problema. Nelle intenzioni della CDU s’intende migliorare le condizioni lavorative in modo da garantire anche alle generazioni più anziane competitività e innovazione che sono le parole d’ordine del modello economico e sociale tedesco. C’è quasi dunque la consapevolezza che il trend demografico sia inarrestabile e, così, piuttosto che puntare sull’incremento di nuove nascite si punta a rendere sempre più competitiva la classe dirigente esistente. La posizione della CDU sembra più finalizzata ad un contenimento e ridimensionamento dei danni che l’invecchiamento della popolazione potrebbe comportare nell’immediato futuro piuttosto che una soluzione di prospettiva di medio-lungo termine.
Il mutamento demografico resta, per la Germania, una delle più grandi sfide del futuro anche se la classe dirigente e politica della Repubblica Federale non sa bene come affrontarlo. Nel frattempo la Germania resta un gigante economico con un futuro altamente incerto.

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