La Casa di Goethe a Roma

C'è un autore che più di ogni altro ha plasmato l'immagine dell'Italia in Germania: Johan Wolfgang GoetheIl suo viaggio in Italia ha segnato e influenzato non solo la personalità dello scrittore, ma quella di tanti tedeschi che per generazioni hanno visitato, e visitano tutt'ora, Roma e l'Italia evocando le immagini descritte da Goethe. Il turista e cittadino tedesco va alla ricerca degli anfiteatri e dei templi, dei colori, dei profumi, credendo di ritrovare "la terra dove fioriscono i limoni", cantata dal grande poeta. Le descrizioni di Goethe sono penetrate tanto in profondità nella cultura e nella quotidianità dei tedeschi, da superare i tanti aspetti di incivile decadenza del nostro paese nell’immaginario del suo popolo.
Stanco della vita da Ministro a Weimar e degli innumerevoli impegni politici, sociali e personali, Goethe, a trentasette anni, decide di trasferirsi in Italia, a Roma, per un periodo di tempo che gli permetta di lavorare ad alcune sue opere che ha in cantiere (in particolare l'Ifigenia) e per dedicarsi all'attività artistica. Era un viaggio che Goethe aveva in mente di fare da molti anni. Grazie ai ricordi e ai racconti del padre che nel 1740 era stato per otto mesi in Italia, Goethe aveva imparato ad ammirare questo paese. Nella casa paterna di  Francoforte all'Hirschgraben erano appese acqueforti con vedute romane e Goethe poteva così ammirare, seppur solo su disegno, la bellezza di Piazza del Popolo, del Colosseo o di San Pietro. Tra l'altro, insieme alla sorella, Goethe prendeva lezioni di italiano.
Il 3 settembre del 1786, Goethe, per usare le sue stesse parole, si allontana "di nascosto da Carlsbad, ché altrimenti non mi avrebbero lasciato andare via", sotto le mentite spoglie di Jean Philippe Möller, commerciante di Lipsia. Goethe porta con sé in Italia il Volkmann, la più importante guida dell'Italia per i viaggiatori tedeschi del Settecento. Dopo un lungo e faticoso viaggio di cinquantasei giorni nelle scomode carrozze di posta attraverso il Brennero, il lago di Garda, Verona, Vicenza, Venezia, Ferrara, Bologna, Firenze, Perugia ed Assisi, Goethe giunge a Roma il 26 ottobre del 1786. Come tutti i viaggiatori del nord il poeta tedesco entra a Roma dalla porta più settentrionale, ovvero Porta del Popolo. Una volta arrivato nella "capitale del mondo", Goethe, che si trova lì in incognito, viene iscritto nel registro anagrafico della parrocchia di Santa Maria del Popolo con il nome di Filippo Miller, pittore tedesco di trentadue anni. L'anonimato, come si legge nel suo Viaggio in Italia, gli procurerà tanti vantaggi inaspettati.
A Roma nessuno sa dell'arrivo di Goethe. Lo scrittore tedesco dorme la prima notte nella modesta Locanda dell'Orso e fa chiamare il pittore Tischbein. I due non si conoscono personalmente, ma dal 1781 hanno uno scambio epistolare. Goethe stesso aiutò Tischbein ad ottenere una borsa di studio per un soggiorno a Roma. L'intesa tra i due è immediata. Goethe soggiorna con Tischbein e altri due artisti, coinquilini dell'amico del poeta, in quella che oggi si chiama, appunto, Casa di Goethe in Via del Corso 18, "a meno di trecento passi da Piazza del Popolo" (Goethe). Qui Goethe, uomo generoso, per il lungo periodo italiano - circa due anni finanziati dal granduca Carl August - paga il soggiorno anche ai suoi coinquilini.
Oggi la casa di Goethe è un museo e un centro culturale diretto da Ursula Bongaerts, e aperto dal 1997, in un bellissimo palazzo nel pieno centro di Roma ed è l'unico museo tedesco all'estero. Alla Casa di Goethe, a cui è stato aggiunto un secondo piano acquistato recentemente, si è accolti da calore italiano ed efficienza tedesca oltre che, all'ingresso, dalla riproduzione del bellissimo Goethe di Andy Warhol.
La Casa di Goethe ha nella sua collezione permanente alcuni disegni di Tischbein (Il maledetto secondo cuscino, Due uomini e un sofà, Conversazione serale) che descrivono la vita quotidiana del poeta tedesco e grazie ai quali si può rivivere il "rapporto complicato" di Goethe con il secondo cuscino, osservarlo alle spalle, a sua insaputa, mentre è affacciato alla finestra o mentre è steso, forse anche un po' alticcio, sul divano, o, ancora, mentre conversa, alla sera, con i suoi coinquilini. Dai disegni si ha la conferma di quanto Goethe apprezzi l'intimità, la tranquillità e la familiarità di quel piccolo gruppo di giovani artisti. Scrive Goethe nel 1786: "È una fortuna, per me, che Tischbein abbia un bell'appartamento in cui vive insieme ad altri pittori. Abito presso di lui e mi sono inserito nel loro ménage." La vita di Goethe a Roma sarà contornata soprattutto da un gruppo ristretto di artisti, tra cui anche Angelika Kauffmann, ma non si farà mai un'idea della vita degli artisti italiani né della vita del popolo romano.
Nella collezione permanente della Casa di Goethe a Roma si possono ammirare anche, tra le altre, stampe di Piranesi, appunti di Goethe, la sua tavola sugli esperimenti per la teoria dei colori, il cerchio cromatico simboleggiante la vita dello spirito e dell'animo umano e una riproduzione del famoso quadro su tela di Tischbein che ritrae Goethe a grandezza d'uomo nelle campagne romane. Divertente, tra l'altro, rileggere il riferimento di Goethe stesso su questo quadro: "Mi ero già accorto che Tischbein mi osservava sovente con attenzione, e ora si scopre che vuole dipingere il mio ritratto. Vi figurerò a grandezza naturale in veste di viaggiatore, avvolto in un mantello bianco, seduto all'aperto su un obelisco rovesciato, nell'atto di contemplare i ruderi della campagna romana in lontananza. Ne verrà fuori un bel quadro, solo che sarà troppo grande per le nostre case nordiche" (Viaggio in Italia). Si tratterà della più famosa rappresentazione di Goethe tanto da diventare l'immagine canonica del poeta tedesco. Già nel Settecento, poi, Goethe aveva compreso l'abissale differenza di grandezza delle case nordiche rispetto a quelle dei paesi mediterranei.
Non è rimasto nulla, invece, dell'arredamento del tempo del soggiorno di Goethe perché non è stato volutamente riprodotto, ma grazie ai già citati disegni di Tischbein è possibile rivivere, almeno in parte, l'atmosfera conviviale e il clima di reciproco scambio intellettuale di quella casa di artisti. Alla fine del lungo soggiorno italiano Goethe si sentirà nutrito e rinfrancato nello spirito.
La Casa di Goethe ha anche una buona biblioteca che si è recentemente arricchita del fondo antico delle biblioteche tedesche a Roma, anche se quest'ultimo non è ancora disponibile al pubblico.
Oltre alla collezione permanente, oggi si può ammirare, fino al 9 dicembre prossimo I disegni italiani di Goethe. Una piccola e graziosa collezione inaugurata il 20 settembre scorso alla presenza del Ministro tedesco Bernd Neumann e dell'omologo italiano Lorenzo Ornaghi. La mostra comprende cinquantuno disegni originali mai esposti in precedenza, restaurati da poco, e che ci testimoniano l'immagine che Goethe aveva dell'Italia, dei suoi viaggi e delle sue impressioni. Come Goethe stesso ha sempre ammesso, in Italia ha disegnato moltissimo, "tutto il giorno", ma nonostante il desiderio tutto personale di liberarsi dall'angustia della provincia e dalle cupe prospettive nordiche, il viaggio di Goethe non fu un'iniziativa personalistica, ma il presupposto per una buona formazione artistica. Per la cultura accademica del tempo (come per quella di oggi) un periodo di formazione in Italia era considerata una tappa importante per diventare un vero maestro. Goethe stesso considererà il suo soggiorno italiano come l'esperienza più formativa e importante della sua vita.
Tornando ai suoi disegni, Goethe, con notevole severità e autocritica, non era molto soddisfatto della qualità dei suoi lavori tanto da riconoscere di non poter mai diventare un vero artista. Nel 1829 Goethe dirà: "In Italia fui abbastanza intelligente da conoscere di me quanto bastava per comprendere che non possedevo alcun talento per le arti figurative e che si trattava di un'inclinazione sbagliata." Eppure osservando la collezione alla Casa di Goethe a Roma la rigidità dello scrittore tedesco verso se stesso appare decisamente esagerata. La mostra intende proprio correggere questa eccessiva sottovalutazione di se stesso. A parte qualche disegno poco riuscito, o forse, non completato, si possono ammirare alcuni piccoli gioielli come La strada montana verso Terni (Cascata delle Marmore) e Ville a Frascati. Ma non è finita qui. Molto interessanti anche il disegno di un imprecisato Golfo marino con un castello e il simpatico Golfo con costa rocciosa, tritone e ninfa realizzati probabilmente durante il viaggio a Napoli e in Sicilia della primavera del 1787. Il più suggestivo della collezione è però, a nostro avviso, il disegno Rovine di un tempio e golfo marino, dove oltre ad una barca, è disegnato un osservatore disteso e immerso nella natura, magari Goethe stesso.
I paesaggi, i templi, gli studi di architettura e di anatomia rivelano il talento di un poeta che continuerà a disegnare per tutta la sua vita. Tra l'altro proprio grazie a questa mostra temporanea si può anche comprendere la genesi di alcuni alcuni suoi disegni come la Nascita di Minerva, le teste di Diana, Giove e Ipno. Alcuni dei disegni di questa mostra si possono ritrovare in edizioni antiche e rare del Viaggio in Italia di Goethe. Come si legge nel catalogo della mostra, l'importanza di questa collezione si comprende se si pensa che già nel lontano 1809, il poeta tedesco aveva progettato a Weimar, in collaborazione con Carl Ludwig Kaaz e con Jacob Wilhelm Christian Roux di illustrare una pubblicazione del suo resoconto di viaggio con riproduzioni a stampa basate sul repertorio di motivi che conservava e studiava nei suoi album. Nel 1821 vennero effettivamente pubblicati alcuni disegni con delle poesie che illustravano i paesaggi.
I disegni italiani di Goethe è una bellissima mostra della Klassik Stiftung Weimar in collaborazione con la Casa di Goethe, curata da Hermann Mildenberger e Margarete Oppel. Molto utile, pratico e bello anche il Catalogo, in doppia lingua, italiano e tedesco, a cura di Ursula Bongaerts. I prossimi 29 e 30 settembre la Casa di Goethe partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio e l'ingresso sarà gratuito. (Mostra visitata il 20 settembre 2012)
twitter @uvillanilubelli

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