La Germania ha votato: ed ora?
Chi ha vinto
Le elezioni hanno tre vincitori: la CDU/CSU, AfD e la Linke. Il grado e la sostanza della vittoria è molto diversa per i tre vincitori di queste elezioni.
Se la CDU/CSU è arrivata prima e il suo presidente Friedrich Merz ha ora il mandato per formare una coalizione di governo, è altresì vero che il risultato raggiunto non solo è il secondo peggiore (dopo il 2021) della storia della CDU/CSU, ma anche al di sotto delle aspettative. A dicembre CDU/CSU erano stimate al 35 per cento e non è un mistero che il 30 per cento era la soglia psicologica sotto la quale non si voleva scendere.
Merz e i principali esponenti della CDU/CSU, ciò nonostante, si sono mostrati contenti ed entusiasti sottolineando di avere avuto un chiaro mandato per la formazione del governo. La realtà è che per la CDU/CSU le trattative per la formazione di una maggioranza non saranno facili. Saranno, inoltre, incalzati da AfD che oramai è sempre più vicina alla CDU/CSU in termini di consenso complessivo.
E qui veniamo ai veri vincitori. L’estrema destra di AfD è il partito che è cresciuto maggiormente rispetto al 2021. Ha raddoppiato i voti e soprattutto all’Est ha vinto la quasi totalità dei collegi. AfD non è più soltanto un partito di protesta (come del resto si autodefiniva) ma è diventato un partito di massa, espressione di un nuovo conservatorismo tedesco con il quale bisogna fare i contri. AfD sarà il secondo partito nel Bundestag e il principale partito di opposizione. Questo potrebbe avere effetti significativi sulle presidenze delle commissioni e dei vicepresidenti del Bundestag.
La Linke è, invece, la vera sorpresa. Dopo tre anni sulla difensiva e lacerata dalla scissione interna che ha portato alla nascita di un nuovo partito da parte di Sahra Wagenknecht (BSW), la Linke aveva iniziato la campagna elettorale con sondaggi che la stimavano intorno al 3 per cento. Il risultato finale, quasi il 9 per cento, e diversi collegi diretti vinti è un grande successo. La Linke sarà all’opposizione. Non c’è alcun possibilità che partecipi a un governo ma porta in parlamento Bodo Ramelow, ex Ministro Presidente della Turingia, e conferma lo storico leader Grego Gysi.
… e chi ha perso
Tra i perdenti ci sono certamente i socialdemocratici, i liberali, la sinistra di BSW e i Verdi. Anche in questo caso però le sconfitte sono molto diverse.
Per la SPD è il peggiore risultato della sua storia. La sconfitta è netta e senza scusanti. Il paradosso è che la stessa SPD è l’unico partito che può garantire una maggioranza di governo alla CDU/CSU. La partecipazione della SPD al governo Merz non sarà un automatismo. Ci saranno trattative che non saranno condotte da Olaf Scholz che ha annunciato di ritirarsi dalla politica, ci saranno divisioni e ci sarà un voto degli iscritti.
I liberali (FDP) sono gli altri grandi sconfitti. Non raggiungono la soglia del 5 per cento e sono fuori dal Parlamento. Così come nel 2013, dopo l’esperienza di governo, la FDP paga un prezzo altissimo. C’è da chiedersi se la FDP abbia mai avuto negli ultimi vent’anni anni un classe dirigente in grado di assumere responsabilità di governo. Probabilmente no. Inoltre, i liberali tedeschi sono un partito tradizionalmente ed autenticamente liberale - libero mercato ma anche grande attenzione ai diritti civili - in una fase in cui la democrazia liberale e il rispetto delle minoranza viene messo radicalmente in discussione, la FDP ha cavalcato - piuttosto male a dire il vero - il populismo di destra tradendo i propri principi e valori. Il risultato finale è stato fatale. A questo punto i liberali potrebbero anche sparire definitivamente dalla politica tedesca. Intanto il loro leader Christian Lindner si è ritirato dalla politica.
La sinistra di BSW ha mancato l’obiettivo minimo di raggiungere il 5 per cento, ma è una sconfitta probabilmente dovuta al fatto che le elezioni sono arrivate troppo presto per un partito nato pochi mesi fa. BSW ha anche pagato le polemiche sui temi dell’immigrazione e il voto favorevole in parlamento sulla riduzione dei flussi migratori insieme alla destra di Afd e ai conservatori. La soglia del 5 per cento è stata mancata per soli 13.400 voti. Sahra Wagenknecht ha annunciato un ricorso chiedendo di ricontare i voti. Nel caso dovessero entrare in Parlamento, per Friedrich Merz la formazione di una maggioranza di governo sarebbe ben più complessa in quanto non basterebbe più solo la SPD.
Anche i Verdi sono andati male, ma in fondo sono l’unico partito della ex coalizione di governo semaforo a reggere la valanga dell’impopolarità dell’esecutivo uscente. Tengono botta, mantengono un 12 per cento scarso ma questo non impedirà un cambio di leadership politica. Anche Robert Habeck, candidato cancelliere, farà un passo indietro.
Ed ora?
Friedrich Merz deve trovare una maggioranza. Potrebbe governare o con i socialdemocratici oppure con i socialdemocratici e i verdi insieme. Quest’ultima ipotesi resta, al momento, piuttosto remota.
Merz dovrà anche mostrarsi disposto al compromesso (caratteristica che non è il suo punto forte!) perché in realtà non ha vere e proprie alternative. Merz fa politica spesso lasciandosi guidare dall’istinto e non esita a giocare d’azzardo. Gli piace rischiare, eventualmente anche dividere, cercando di portare gli avversari sulle proprie posizioni. In questo senso è veramente l’opposto sia di Scholz che, soprattutto, di Merkel.
Ma che cancelliere sarà Friedrich Merz? Sinceramente e convintamente europeista, espressione di un atlantismo un po’ datato e superato e dovrà dunque prendere le misure rispetto agli Stati Uniti di Trump e Musk, certamente liberista ma senza ortodossie ordoliberali, con posizioni dure e repressive sull’immigrazione e la sicurezza ed, infine, con un obiettivo fisso: rilanciare l’economia tedesca (ed europea).
Dopo Konrad Adenauer nel 1949, con i suoi 69 anni sarà il cancelliere più anziano a ricoprire per la prima volta questa funzione. La sua biografia è espressione di una Germania degli anni Ottanta e Novanta. Allievo di Wolfgang Schäuble e non amato da Helmut Kohl, Merz avrebbe voluto e potuto diventare leader della CDU nei primi anni Duemila ma si scontrò con una giovane e ambiziosa leader donna: Angela Merkel. Dopo aver perso la battaglia interna si è dedicato con successo alla professione di avvocato anche se non si è mai totalmente disinteressato alle vicende politiche della Germania e del proprio partito. Con Merz si ritorna a una Germania che sembrava quasi sparita: maschile, occidentale, renana e tradizionalista.
Ubaldo Villani-Lubelli
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