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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Solo pathos, senza un progetto: l'analisi della sconfitta dell'Italia secondo la Süddeutsche Zeitung

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Vi propongo la traduzione di alcuni estratti del commento della Süddeutsche Zeitung sulla sconfitta dell'Italia contro l'Uruguay. Non è solo un'analisi calciastica, ma psicologica e culturale degli italiani che vale molto di più di tanti altri articoli pieni di cifre, numeri e dati. L'articolo del giornale tedesco ( leggi qui ) è firmato da Birgit Schönau , da molti anni corrispondente in Italia per il giornale tedesco.  Nel melodramma italiano per l’eliminazione contro l’Uruguay c’è di nuovo di tutto: il gran caldo ,  la dubbia  espulsione di Claudio Marchisio e l’impunito morso alla Mike Tyson di Luis Suàrez.  Eppure Italia-Uguruay è stata una partita con così tanti falli e indecenze che, da spettatore, ci si augurava di non vedere più le due squadre in questi mondiali. L’eliminazione è arrivata però per l’Italia. E appena è stata fischiata la fine della partita già erano iniziate le lamentele per l’arbitraggio ingiusto, insomma, la solita ricerca

Diciotto anni senza titoli. La Germania in Brasile ha un obiettivo: vincere

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Tre mondiali vinti e quattro finali perse. Insieme al Brasile è la nazionale che più volte è arrivata fino in fondo ai campionati del mondo . Nessuna nazionale ha  giocato tante partite quante la Germania : dopo oggi saranno 100! I tedeschi , come i brasiliani , ai mondiali non sono mai mancati. Come disse l’inglese Lineker : Il calcio è un sport semplice: si gioca in undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi . Eppure sono ben diciotto anni che la Germania non porta a casa un trofeo, esattamente dall’Europeo del 1996 in Inghilterra (2-1 contro la Repubblica Ceca, doppietta di Bierhoff ). Il terzo e ultimo mondiale l’hanno vinto nel 1990, a Roma, dopo aver fallito l’obiettivo nell’82 contro l’Italia e nell’86 contro Maradona più che contro l’Argentina . Dai tempi degli interisti Matthäus, Brehme e Klinsmann (Italia ‘90) e del pallone d’oro Summer (Inghilterra ‘96) ad oggi il calcio tedesco è cambiato. 

AfD, gli euroscettici tedeschi: quale futuro?

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Nel 1983 il leader dei cristiano-sociali bavaresi Franz-Joseph Strauß ammoniva il suo partito: Non deve nascere un partito alla destra della CSU! Allora erano i Repubblicani a rappresentare una possibile alternativa all’Unione (CDU/CSU) sul fronte destro dell’arco costituzionale. La storia andò diversamente. I Repubblicani non si sono mai veramente radicati e i cristiano-sociali e democratici non hanno mai dovuto confrontarsi con un vero partito alla loro destra. Nel frattempo sono nati prima i Verdi, alla fine degli anni ottanta, e poi la Linke, negli anni duemila. Ma sempre dalla parte sinistra. Con Alternative für Deutschland , partito fondato nell’aprile del 2013 all’Hotel InterContinental di Berlino, il detto di Strauß è diventato un nudo teorema. Oggi la politica tedesca ha visto nascere un partito conservatore, liberal-nazionale ed euroscettico alla destra dell’Unione (CDU/CSU).

Modello Germania e crisi europea

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Cent’anni fa la Germania dichiarava guerra al resto d’Europa. Settantacinque anni fa invadeva la Polonia. Venticinque anni fa cadeva il Muro di Berlino. Per comprendere la storia dell’ultimo secolo bisogna volgere lo sguardo a Berlino , perché la storia d’Europa è la storia dell’egemonia tedesca nel Vecchio Continente. Del ruolo della Germania in Europa se ne occupa Angelo Bolaffi nel suo fortunato pamphlet Cuore tedesco. Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea (Donzelli) che verrà presentato oggi alle 18 alla Libreria Liberrima. L’autore, filosofo della politica e profondo conoscitore della cultura e della politica tedesche, già Direttore dell’Istituto italiano di cultura a Berlino, sostiene una tesi controcorrente: tocca alla Germania esercitare con saggezza e lungimiranza la leadership poiché egemonia è cosa diversa da dominio. Oggi è possibile sostenere che l’Europa si germanizza nella misura in cui la Germania si è completamente e convintamente eu

La Germania dei fantasmi

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Nella lunga crisi dell’Euro, il nemico pubblico numero uno è la Germania . Tra diktat imposti al resto d’Europa e successi economici in netta controtendenza rispetto ai cugini europei, la Germania di Angela Merkel è accusata di avere un atteggiamento dominante, di voler imporre il proprio sistema di valori e, secondo i più critici, di voler instaurare un vero e proprio Quarto Reich , questa volta non su basi militari, ma economiche. Si ripropone la solita questione tedesca , l’eterno ritorno di un problema che sembrava messo da parte con la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione della Germania , ma che è tornata d’attualità negli ultimi anni. Inaspettatamente. Sì, perché l’Euro fu un progetto di Mitterrand , Thatcher e Andreotti per arginare una Germania che tornava ad essere unita nel cuore dell’Europa. Se Andreotti la buttava sull’ironia («Amo così tanto la Germania da volerne due»), Mitterrand sosteneva che «il Marco tedesco è la bomba atomica della Germania e noi dobb

Scenari europei dopo il voto

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@uvillanilubelli “Se potessi ricominciare lo farei dalla cultura”, la pensava così Jean Monnet , uno dei padri fondatori dell’ Unione Europea . A distanza di oltre mezzo secolo l’Europa è stata unita prevalentemente da una moneta e della cultura europea non ne parla quasi più nessuno. Il paradosso è che se la moneta è stato il grande fattore di unione, alla prima crisi economica ha finito per dividere i popoli europei come nelle più classiche delle guerre che hanno avuto luogo nel campo di battaglia del Vecchio Continente . È in questa crisi economica, sociale e culturale che i popoli europei hanno votato domenica scorsa la seconda più grande assemblea parlamentare del mondo. Le elezioni europee del 22-25 maggio sono state una delle più grandi manifestazioni di democrazia: 390 milioni di elettori, 28 paesi, 25 lingue diverse, 5 candidati alla Presidenza della Commissione. Numeri impressionanti sui quali forse conviene riflettere ogniqualvolta si accusa l’ Unione Europea di un d