I Pirati all'assedio di Berlino

La copertina di "Piratenpartei.
Con un'intervista esclusiva a Bernd Schloemer" 
Vi propongo un estratto dal mio ebook Piratenpartei, Con un'intervista esclusiva a leader tedesco Bernd Schloemer è edito da goWare. L'articolo che segue è stato pubblicato in anteprima su Liberal (10.10.2012). L’ebook è disponibile su Apple iBookstore, Amazon Kindle Store, Bookrepublic e tante altre librerie digitali.
Sono su un aereo per Berlino e leggo diversi articoli sull’ascesa politica del Partito Pirata in Germania. Una signora di oltre sessantanni seduta accanto mi dice con disprezzo «Lei legge solo brutti articoli!». Sul momento non capisco cosa voglia dire esattamente. Forse è una battuta di cui non riesco a cogliere lironia. Sarà il famoso senso dellumorismo dei tedeschi. Poi capisco. La signora si sta riferendo ai teschi che compaiono nella rassegna stampa sul Partito Pirata che ho portato con me in viaggio. Lanziana signora, evidentemente, non è unelettrice dei Pirati, né una loro simpatizzante.
Questo aneddoto, statisticamente irrilevante e insignificante, aiuta a comprendere, tuttavia, come vengano recepiti e visti i Pirati da un pubblico di non più giovanissimi. Non si tratta, infatti, di un caso isolato. Arrivato a Berlino, vado a cena con amici tedeschi e italiani da lungo tempo in Germania, tutti tra i quaranta e cinquantanni, e provo a spiegare il mio interesse per questo nuovo fenomeno politico. Il confronto non dura a lungo. Il loro giudizio è senza appello: ignoranti, incapaci e ingenui; i Pirati rappresentano il peggio della Rete e fra due anni spariranno. A questo punto, due indizi non fanno una prova, ma indicano una tendenza. I Pirati, la principale novità della politica tedesca, o li si ama o li si disprezza. È difficile mantenere un atteggiamento di neutralità nei confronti di un movimento che sta sovvertendo tutte le tradizionali coordinate politiche nella Repubblica Federale Tedesca. Un partito nato appena sei anni fa, ma che sta cambiando la geografia dei partiti e il modo stesso di fare politica in Germania. 
Il Partito Pirata Tedesco nasce nel 2006 sul modello svedese, che a sua volta si affermò come movimento di protesta per la chiusura della piattaforma illegale di download The Pirate Bay da cui il nome. Esiste anche unInternazionale dei Pirati (Pirate Parties International) che si sta diffondendo e radicando in tutto il mondo e che coordina le diverse declinazioni del movimento, presente oramai in ben oltre sessanta nazioni e organizzato in un vero e proprio partito in quasi venti di queste.
Il Partito Pirata Tedesco fa il suo esordio nella politica della Repubblica Federale nel 2009 quando ottiene appena lo 0,9 per cento alle elezioni europee. Un risultato mediocre ma che fece acquisire ai Pirati la consapevolezza che potevano crescere e dire la loro nella politica nazionale tedesca, come ricorda, in unintervista, Carlo von LynX, uno dei Piraten berlinesi (di origine italiana).
Alle elezioni federali tedesche, sempre nel 2009, raddoppiano i voti e ottengono il 2 per cento. Un risultato che però non permette loro di entrare nel Bundestag, il parlamento tedesco, non avendo superato lo sbarramento del cinque per cento. La svolta non tarda ad arrivare. Alle elezioni comunali della città di Berlino del 18 settembre del 2011 i Pirati ottengono un clamoroso 8,9 per cento dei voti e quindici seggi nel parlamento della capitale.
Da partito “fantasma” sono divenuti in quell’occasione una vera realtà politica. Fino ad allora nessuno li prendeva molto sul serio, erano trattati con superficialità ed esclusi dal dibattito politico. Le loro manifestazioni pubbliche nel territorio federale erano deserte e un sostanziale insuccesso. Ma il dato straordinario ottenuto a Berlino ha dimostrato che i Pirati, sfruttando anche un generale sentimento di sfiducia verso i partiti tradizionali, facevano sul serio e potevano trovare consenso.
Che quel risultato non fosse estemporaneo e casuale, lo si è potuto capire soltanto qualche mese dopo, alle elezioni regionali nel Saarland del marzo del 2012. Qui i Pirati si sono confermati con il 7,4 per cento e quattro seggi nel Parlamento regionale. Le successive votazioni di maggio nello Schleswig-Holstein (8,2 per cento dei voti e sei seggi) e nel Nordrhein Westfalen (7,8 per cento dei voti e ben venti seggi) hanno radicato ancora di più un partito che oggi può contare, oltre ai rappresentanti regionali, anche su 156 rappresentanti a livello locale e che numerosi sondaggi, nella scorsa primavera, hanno dato addirittura al 13-14 per cento a livello nazionale tanto da contendersi, con i Verdi, il terzo posto tra i partiti tedeschi. Oggi i Pirati sono dati in leggero calo, ma pur sempre sulle percentuali delle elezioni regionali dellultimo anno.
L’autorevole DeutschlandTrend della prima rete tedesca (ARD) dava i Pirati al 6 per cento a settembre e al 7 per cento a luglio, all8 per cento ad agosto e al 6 per cento a settembre. Sarebbero così il quarto partito dopo i Verdi che otterrebbero il 13-14 per cento. Secondo il seguitissimo Politbarometer della ZDF, la seconda rete statale tedesca, nel mese di giugno i Pirati erano al 7 per cento e al 6 per cento ad agosto e a settembre. Secondo il sondaggio Forsa, erano dati al 10 per cento a giugno, al 9 per cento a luglio e al 7 per cento a settembre. Più in generale, riassumendo i dati dei tre principali sondaggi demoscopici tedeschi, il quadro al momento è il seguente: la CDU/CSU al 32-37 per cento, la SPD al 27-32 per cento, i Verdi al 13-14 per cento, Piratenpartei, come detto, al 6-10 per cento, la Die Linke al 5-7 per cento ed, infine, i liberali, intorno al 4-5 per cento, con la loro presenza in Parlamento appesa a un filo.
A. Bocklin, L'attacco dei Pirati
Negli ultimi mesi il consenso dei Pirati è calato leggermente e sembra essersi affievolita anche la loro forza di attrazione. Considerato lenorme exploit delle ultime elezioni regionali, si tratta in realtà di un dato fisiologico. È un partito più giovane, meno radicato e ancora più acerbo rispetto agli altri partiti. Se a questo si aggiunge che i mesi estivi rappresentano una parziale vacanza della politica è facile constatare come la visibilità dei Pirati sia diminuita e con essa la loro popolaritàC’è anche da registrare però un piccolo incidente di percorso avvenuto questestate e che certamente non ha agevolato. Mi riferisco alla scelta del candidato per le prossime elezioni del 20 gennaio 2013 in Niedersachsen (Bassa Sassonia). Al partito sono state necessarie ben tre votazioni (aprile, luglio e agosto) per selezionare un nome. Un inconveniente dovuto a errori procedurali che non sono stati recepiti positivamente dai cittadini tedeschi. Alla fine a guidare i Pirati alle elezioni in Niedersachsen sarà Meinhart Ramaswamy, simpatico e tenace personaggio dalla barba folta e con un piratesco” basco nero sempre in testa.
Con la ripresa dell’attività politica la Piratenpartei è tornata ad avere un ruolo più centrale nel dibattito politico, attirando nuovamente lattenzione di numerose testate giornalistiche. Non sempre per elogiarli, a dire il vero. Come il caso della Süddeutsche Zeitung (1° settembre 2012) che ha messo in evidenza, in una lunga inchiesta, come i Pirati si siano trasformati da irriverenti innovatori della politica tedesca in un gruppo caotico con una crescente frustrazione tra i propri militanti, molti dei quali si sono ritirati a vita privata. Tra questi viene ricordata la ventiquattrenne Marina Weisband e, poi, un gruppo storico tra cui Jens Seipenbusch e il suo Gruppo 42 che nel febbraio scorso ha esplicitamente richiesto alla direzione del partito di tornare a occuparsi dei temi centrali che hanno tradizionalmente caratterizzato i Pirati. A dire il vero, però, la decisione di Weisband di prendersi una pausa dalla politica e di tornare a concludere gli studi risale a prima degli ultimi successi elettorali. Tra laltro, secondo numerose
indiscrezioni, tra cui un articolo dello “Spiegel-Online”, la promettente ragazza si sta preparando per candidarsi alle prossime elezioni politiche. Le richieste di Seipenbusch e compagni rientrano, invece, nella normale dialettica interna al partito che si riunirà in congresso a fine novembre.
In ogni caso stando ai dati attuali si può prevedere che nel settembre del 2013 i Pirati faranno il loro ingresso nel Bundestag modificandone la geografia (già nel 2009 è entrata in Parlamento anche la Die Linke con circa il 10 per cento). Lanno prossimo i Pirati dovrebbero esordire nella Camera rappresentativa, mentre i liberali della FDP (un partito di lunga tradizione politica) rischiano, seriamente, di rimanere senza deputazione.
L’ascesa dei Pirati ha logorato, principalmente, gli altri due partiti minori (Liberali e Die Linke) e fatto tramontare le possibilità dei Verdi di riuscire a superare i socialdemocratici. Daltronde i Pirati hanno un programma più innovativo e che parla direttamente alle nuove generazioni. La Die Linke stessa, anche se si mantiene stabilmente sopra lo sbarramento del cinque per cento, è un partito in forte calo e che durante lultimo congresso dei primi di giugno ha rischiato di spaccarsi, come ha minacciato Gregor Gysi. Esclusi i due partiti di massa (la CDU/CSU e la SPD) e i Verdi che sono stabili protagonisti della vita politica tedesca, i Pirati sono certamente il partito con maggiori prospettive di crescita e che riscuoto consensi in modo trasversale, soprattutto nellelettorato privo di rigorose sovrastrutture ideologiche.
L’euforia per le vittorie elettorali dell’ultimo anno non è ancora passata. I Pirati sono, oggi, i più richiesti e ricercati. Ma diversamente dai filibustieri, uomini di ventura, balordi e saccheggiatori cacciati per terra e per mare, ai Piraten si chiedono interviste, confronti, contributi e, più in generale, risposte alle questioni e ai problemi della società che aspirano a governare. Eppure ancora oggi, sei anni dopo la loro fondazione, un anno dopo lo straordinario successo elettorale di Berlino e dopo quattro elezioni regionali in cui sono diventati una realtà del panorama politico tedesco, le domande più frequenti sono le seguenti: «Chi sono? Cosa vogliono?»
La verità è che in pochi sanno rispondere a queste domande. Analisti, politologi e politici, in Germania come in Italia, non riescono a comprendere nel profondo il Partito Pirata. Le analisi oscillano tra il partito di protesta e il partito-internet, tra i nuovi liberali o i nuovi Verdi (a seconda delle inclinazioni ideologiche individuali). Gran parte delle analisi restano parziali e giungono a sintesi superficiali che rivelano un fraintendimento di fondo: unanalisi limitata a un solo aspetto. Ma a cosa è dovuto, allora, il successo del movimento? Quali sono i loro punti di forza? E soprattutto: chi sono questi Pirati?
Iniziamo dallultima di queste domande. È un errore pensare ai Piraten come a un gruppo di dilettanti allo sbaraglio o hacker in lotta contro il mondo o, ancora, come populisti che cavalcano il sentimento dellantipolitica. Nulla di tutto questo. È difficile, al contempo, trovare una definizione esaustiva di questa nuova formazione politica.
Qualsiasi determinazione, del resto, è limitante. Se intervistati uno ad uno i Pirati darebbero tutti risposte sempre diverse. Sono, in gran parte, giovani e a volte peccano di inesperienza, ma sono organizzati. Rifiutano il leaderismo e per questo non hanno una personalità carismatica e totalizzante che ne incarni e rappresenti il prototipo. Hanno, comunque, un capo, eletto ogni anno: attualmente è Bernd Schlömer, 41 anni, sposato, due bambini, laurea in sociologia e criminologia e dirigente al Ministero della Difesa. Dal 2009 al 2011 è stato tesoriere del partito. I suoi interessi principali sono la formazione, lambiente e la politica per la sicurezza. Durante lultimo congresso del 28 aprile, a Neumunster, è stato eletto con il 66,6 per cento dei voti Presidente del partito, succedendo così a Sebastian Nerz. Proprio Schlömer, in unintervista alla Zeit, ha precisato come la Piratenpartei è formata, prevalentemente, da anticonformisti e individualisti, che però amano discutere e confrontarsi. Prendendo a prestito unespressione di Antonio Negri sono «molteplicità di singolarità». Non amano il dirigenzialismo e preferiscono essere «soldati invisibili» come li ha definiti Petra Sorge su Cicero. Non un semplice insieme di individui, ma una massa intelligente. Secondo un motto del Partito Pirata Italiano: «tutti dirigenti e tutti portavoce». (Tratto da Liberal, 10 ottobre 2012)
twitter @uvillanilubelli

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