Germania, l'impero di mezzo nel cuore dell'Europa

Nel 1990 il premier inglese Margaret Thatcher, qualche mese dopo la caduta del Muro di Berlino e nel momento in cui la Germania si avviava velocemente alla riunificazione, organizzò un seminario con esperti di politica ed economia tedesca per capire quali potevano essere gli scenari in Europa con una Germania di nuovo unita nel cuore dell’Europa. Il risultato fu che non bisognava avere paura. La storia ha dato ragione alle conclusioni di quel seminario.
La Germania non è stata un pericolo, non è stata un fattore destabilizzante in Europa ed è un paese pienamente integrato nelle organizzazioni internazionali. Inoltre, dopo due decenni di difficoltà economiche e problemi d'integrazione della Germania Est nella ricca Germania Ovest, oggi la Repubblica Federale Tedesca si è anche stabilizzata dal punto di vista interno. I cittadini dell'Est non hanno mai visto i "paesaggi fioriti" promessi dal cancelliere Helmut Kohl, ma le differenze sociali ed economiche tra le due parti della Germania sono diminuite e comunque la felice riunificazione, come l’ha definita il giornale economico Handelsblatt in una lunga inchiesta, non può essere letta solo ed esclusivamente con dati economici, ma anche politici e culturali. In questo senso la riunificazione è stata senza dubbio un successo.
A venticinque anni dalla caduta del Muro di Berlino, la Repubblica Federale Tedesca è tornata a essere l’impero di mezzo nel cuore dell’Europa. Si tratta di un paese economicamente forte, leader in Europa, un magnete per i paesi dell'Europa dell'Est e che ha saputo comprendere prima e meglio di altri le potenzialità sia della moneta unica sia dei mercati emergenti in Asia e Sud America. La Germania, inoltre, attira migliaia di giovani europei ed extraeuropei che decidono di trasferirsi lì per lavorare e per costruire il proprio futuro. Infine, anche in campo sportivo i tedeschi, negli ultimi anni, si sono distinti per i notevoli risultati positivi raggiunti.
La Quadriga su la porta di Brandedurgo @uvillanilubelli
La forza della nuova Germania non è data però esclusivamente dai dati economici, dal pareggio di bilancio orgogliosamente rivendicato dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble e dai ritrovati primati a livello internazionale (dall'export al calcio), alla base c’è anche la sensazione i cittadini tedeschi  «per la prima volta nella loro storia vivano un paese moralmente integro, economicamente florido, discretamente equo e spesso ammirato a livello internazionale» (Bernd Ulrich, Die Zeit 30/09/2013). A questo “presente pacificato” della Germania di oggi corrisponde, in alcuni paesi europei in crisi (in particolare in Portogallo, Francia, Italia e Grecia), un sentimento anti-tedesco che si alimenta di un intreccio di emozioni, ricordi e pregiudizi che con il tempo si è depositato sul fondo della coscienza europea e che la crisi economica non ha fatto altro che far ritornare a galla. Proprio nel momento in cui i tedeschi hanno ritrovato l'orgoglio dell'identità nazionale e il coraggio di tornare a discutere di un ruolo militarmente più attivo del proprio paese nelle crisi internazionali, così come più volte auspicato dal presidente della Repubblica, Joachim Gauck, dal ministro degli Esteri, Frank Walter Steinmeier, e dal ministro della Difesa, Ursula von der Leyen, hanno visto rinfacciarsi nuovamente l'ingombrante passato. L'accusa prevalente è di voler realizzare con l'euro ciò che non riuscì con i panzer. Ovviamente non è così, primo, perché l'euro è un progetto nato per arginare la Germania riunita e, secondo, perché la Germania è il primo contribuente netto dell'Unione Europea. Tuttavia, il divario venutosi a creare tra la forza tedesca e la debolezza degli altri due grandi paesi fondatori come la Francia e l'Italia è figlio certamente della mancanza di riforme in questi due paesi, ma anche della riunificazione tedesca che ha creato una potenza economica e demografica di gran lunga superiore agli altri proprio nel cuore del Vecchio Continente. Al netto degli oggettivi problemi economici e politici della costruzione europea, la crisi dell’Europa è in questo squilibrio, di cui, in ogni caso, non c'è motivo di preoccuparsi. Nel bene e nel male il fattore decisivo dell’equilibrio europeo è sempre dipeso dalla forza (o debolezza) della Germania. 

La sfida per la nuova Repubblica Federale Tedesca nata dopo la caduta del Muro è di riuscire a svolgere un ruolo di leadership che vada oltre il semplice mantenimento delle proprie posizioni, così come ricordato recentemente da The Economist, e di mettere a disposizione dell'Europa il suo enorme potenziale. Un'operazione non facile per un paese che vede messa in crisi la sua tradizionale vocazione all'integrazione europea - così come deciso sin dal secondo dopoguerra e confermato dopo la caduta del Muro di Berlino - da tensioni euroscettiche e nazionalistiche da una parte e di estrema sinistra dall'altra. Il rischio è che la Repubblica Federale Tedesca, stretta tra queste due tensioni scivoli verso un insolito isolazionismo. Il vero pericolo per l'Europa non è dato dunque dalla presunta e mai dimostrata egemonia tedesca quanto dal fatto che la Germania vada per la sua strada lasciando al proprio destino gli altri paesi europei. (Pubblicato sul sito dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, ISPI

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