Il caso Germania

Affrontare Il caso Germania non è facile. Si tende a oscillare tra la critica feroce e la difesa a oltranza di un Paese che è il più discusso e criticato, amato e odiato nell’Europa del Terzo millennio.
Gran parte dei cittadini europei hanno un rapporto schizofrenico con la Repubblica Federale Tedesca: da una parte si rimprovera alla Germania, ricordando un passato scomodo, di essere troppo egemone e di voler imporre al resto del mondo il proprio modello sociale, culturale e politico, dall’altra le si rimprovera l’immobilismo, di non fare abbastanza per fare uscire l’Europa dalla crisi dell’Euro. Naturalmente, al centro delle polemiche c’è sempre lei: Angela Merkel, la donna che governa a Berlino dal 2005 e che ha ottenuto una grande affermazione personale alle ultime elezioni del 22 settembre.

Alla Cancelliera e alla Germania è dedicato Il caso Germania. Così la Merkel salva l’Europa libro scritto da Veronica De Romanis, osservatrice attenta degli sviluppi della politica tedesca e già autrice de Il metodo Merkel. Il pragmatismo alla guida dell’Europa (entrambi editi da Marsilio).
La posizione di De Romanis è nettamente in controtendenza rispetto alla diffusa vulgata antimerkeliana. Per l’autrice la politica dei piccoli passi di Angela Merkel ha funzionato perché se confrontiamo la situazione del 2010, ovvero l’inizio della crisi dell’Euro e della crisi in Grecia, con quella attuale, il contesto è molto migliorato. Appena un anno e mezzo fa, a Davos, il premio nobel Joseph Stiglitz dava non più di tre mesi di vita all’Euro. Oggi la crisi non è ancora alle spalle ma il rischio di collasso dell’Euro si è ridimensionato. Il merito di tutto ciò va attributo, secondo De Romanis, a Angela Merkel che insieme alla Banca Centrale Europea ha dato un contributo decisivo.
L’argomentazione di De Romanis si sviluppa su tre livelli: l’evoluzione di Angela Merkel dal 2005 a oggi, l’amara medicina del rigore e delle riforme in Germania ed in Europa e, infine, la posizione della Germania nel processo (ancora incompiuto) di un’Unione politica.
L’autrice mette in evidenza come Merkel sia cambiata dal 2005 ad oggi. Al tempo del primo governo di Grande Coalizione era timida e insicura, oggi è diventata la donna con cui tutti i leader del mondo devono fare i conti. Eppure Merkel è stata una dei leader politici internazionali che ha dovuto subire il maggior numero di attacchi e di critiche per le sue scelte nella crisi europea. Il premio nobel Paul Krugmann, spesso citato da De Romanis, è stato proprio uno dei commentatori più severi nei confronti della Cancelliera tedesca accusata di agire con troppa timidezza, di essere troppo cauta e, ancor di più, di non aver capito la natura della crisi che non sarebbe crisi del debito, bensì sarebbe sistemica.
Veronica De Romanis ricorda come nel 2000 la Germania di Gerhard Schröder era considerata il malato d’Europa, esattamente come oggi i famosi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Inoltre, nel 2003, il governo di Berlino sforava i limiti del 3% del PIL imposti da Maastricht. Al tempo la Germania ebbe il coraggio di affrontare la crisi e avviò un forte programma di riforme strutturali che ebbero dei costi politici e sociali altissimi e che spesso vengono dimenticati da chi oggi critica i tedeschi di non capire i sacrifici dei cittadini dei Paesi in difficoltà davanti alle misure imposte dall’Europa. In Germania le riforme furono poi continuate da Angela Merkel a partire dal 2005 con un lavoro di consolidamento fiscale. Lo scopo di De Romanis è sottolineare che oggi Berlino è forte non per uno strano scherzo del destino o per semplice casualità, ma perché i tedeschi hanno saputo migliorare e modernizzare il proprio sistema di sviluppo. Hanno, come sempre, puntato non ad un risultato immediato ma a lungo termine. Il tempo sta dando ragione a Berlino.
Infine, De Romanis sottolinea che Merkel sia stata l’unica leader europea a metterci la faccia nel momento in cui la crisi era grave e sembrava che non ci fossero vie d’uscita. Ha certamente preso tempo, allungando i tempi di uscita dalla crisi, ma le responsabilità, secondo l’autrice, non sono certo esclusivamente della Cancelliera. Merkel ha dovuto fare i conti anche con forti resistenze interne, non solo a livello politico con la nascita di un partito antieuro come Alternative für Deutschland, ma ha dovuto fronteggiare anche le critiche della Bundesbank, la Banca Centrale Tedesca. Un conflitto estremamente delicato perché come ricorda l’autrice “Non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti certamente credono nella Bundesbank” (Jacques Delors).
Scrive, in conclusione, De Romanis: “nel 2013 Angela Merkel punta al terzo mandato. Non poche sono le critiche che continuano a pioverle addosso, ma la cancelliera ci è abitutata. Sin dall’inizio della sua carriera è stata bersaglio preferito della parte più oltranzista dell’establishment politico tedesco: come donna, come ex cittadina della DDR, come protestante in un partito, la Cdu, a maggioranza cattolica e, soprattutto, come outsider rispetto ai circoli più ristretti del potere.” Il terzo mandato inizierà a breve, ma Merkel non è più quell’outsider descritta da De Romanis. Dopo otto anni di governo e una popolarità che ricorda quella dei grandi cancellieri della storia della Germania, Merkel è sempre di più la Regina di Germania e aspira ad esserlo anche in Europa. 

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