Eppure la chiamiamo politica: il libro della pirata Weisband


Idee per una democrazia moderna. È questo il sottotitolo del libro di Marina Weisband, Wir nennen es Politik/La chiamiamo Politica (Klett-Cotta 2013). Weisband è la pirata tedesca più famosa e mediatica. Una ragazza di venticinque anni che per un anno ha guidato la Piratenpartei in uno dei momenti di maggior successo elettorale. Oggi non guida più i pirati, ma continua a godere di grande visibilità, stima e consenso.
Già l’incipit del libro – non prendete questo libro troppo sul serio – è indicativo del personaggio. Weisband è consapevole della sua giovane età, che la sua esperienza politica è limitata e che in realtà ha molto da imparare e poco da insegnare. Eppure, proprio l’umile premessa dimostra l’intelligenza dell’autrice che sa anche prendersi poco sul serio, per quanto il suo progetto politico sia tremendamente ambizioso.

A Weisband non interessa fare politica. Intende descrivere il cambiamento che sta avvenendo nella società, di cui, il suo partito, la Piratenpartei è soltanto un sorta di epifenomeno. In una recente intervista, dice Weisband: per cambiare la società ci vorranno almeno vent’anni. Finché non porremmo al centro della società la formazione non otterremo risultati evidenti. Basti pensare che un giovane di oggi ha molte più informazioni di quante ne avesse Bill Clinton al suo tempo.
Il libro di Weisband racconta il percorso che l’ha portata quasi casualmente da essere una ragazza ucraina, figlia di Chernobil ed emigrata in Germania proprio per motivi di salute e per seguire il padre che nel frattempo aveva trovato lavoro nella Repubblica Federale.  L’impatto con la Germania non fu facile. Per motivi culturali, linguistici e per le cure mediche che tutt’ora Weisband deve seguire.
Oggi, in Germania, è il simbolo più evidente della differenza tra vecchia e nuova classe politica. Weisband cerca di descrivere con uno stile quasi colloquiale e attraverso la sua esperienza come sta cambiando la politica. Alcuni utili esempi. L’autrice racconta la storia del rapporto della sua generazione con l’informazione. Fino all’avvento di Internet ci si è abituati a ricevere notizie (alla radio, alla televisione o sui giornali) in modo unilaterale. Un tempo la notizia era una sorta di credo, era la Verità. Oggi non è più così. Con l’avvento di Internet anch’esse sono cambiate. La generazione a cui appartiene Weisband e che si informa prevalentemente (se non esclusivamente) tramite la rete, non conosce il vecchio modo di riceverle. Oggi, infatti, è possibile commentarle e valutarle, confrontarle e verificarle. Anche per questo le nuove generazioni hanno difficoltà a ritenersi soddisfatte con l’attuale sistema politico dove ancora c’è un’evidente distanza abissale tra eletto ed elettore. C’è ancora poca trasparenza. Questa distanza, dice Weisband, non rientra in nessuna delle categorie mentali delle nuove generazioni. Weisband, però, non intende (e lo specifica) descrivere la classe politica come una casta con la quale fare definitivamente i conti. Non c’è rabbia nelle sue parole, né protesta. Riconosce che ci sono tanti politici che fanno egregiamente il loro lavoro. Weisband non intende neanche fare pubblicità alla Piratenpartei, perché non si stratta soltanto di un problema di un partito, ma di un intero sistema sociale e politico. L’obiettivo (ambizioso) dell’autrice è dare il suo contributo per una maggiore partecipazione e trasparenza nei processi politici.
L'unico libro sulla Piratenpartei in italiano
Il libro di Weisband è molto utile per capire un diffuso e sotterraneo cambiamento che sta avvenendo in Germania e, più in generale, in Europa. In una recente intervista Giuliano Amato al Corriere della Sera accusava i politici di oggi di essere vittime di twitter. Quell’affermazione dimostra quanto Amato non abbia compreso nulla dell’evoluzione della politica e della società. Amato, con quell’accusa ( pur legittima), dimostra di vivere fuori dalla dinamiche della storia, ma non perché egli non usa twitter (che come tanti strumenti, passerà e magari ce lo dimenticheremo), ma perché denota la supponenza rispetto ad un sistema politico e sociale che sta cambiando e rispetto al quale si dimostra impotente. Proprio Marina Weisand è esattamente una delle migliori espressioni della nuova politica, forse un po’ acerba, ma estremamente positiva. Racconta Weisband: “Una volta su Twitter mi hanno chiesto di chiarire la politica in 140 caratteri. Risposi: Abbiamo un torta. Come la dividiamo?” Un semplificazione eccessiva di cui l’autrice è ben consapevole, ma la missione era evidentemente impossibile. Eppure (rifletteteci bene), quell’affermazione spiega meglio di tante lezioni magistrali cosa sia la politica di oggi: condivisione, partecipazione, compromesso, realismo e solidarietà.
Non poteva non mancare, ovviamente, un capitolo sull’essere donna nel sistema politico tedesco. Un Paese, ricordiamolo, dove non solo c’è una Cancelliera donna, ma anche numerosi rappresentanti politici donna nei diversi livelli del potere politico: dal governo ai Länder. Ma non è tutto oro quel che luccica. Weisband è contraria alle quota rosa. Del resto, impressionò l’opinione pubblica e i pirati perché alla prima uscita pubblica, durante un congresso, esordì: “non votatemi perché sono donna!”.  Con il femminismo Weisband ha poco da spartire. Eppure, nel suo libro, non rinuncia a denunciare: molto spesso nei media si è più interessanti al mio aspetto fisico, alla mia apparenza, ai miei vestiti o alla mia nuova acconciatura, piuttosto che alle mie idee. Non posso lamentarmi, ho sempre avuto spazio, ma ciò che mi ha più infastidito è che spesso le mie idee sono sempre venute dopo i giudizi estetici. La sentenza finale di Weisband è un vero e proprio manifesto per il futuro: “Il femminismo ha ottenuto molto, ma rimane ancora una traccia di ingiustizia nella società”.

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