Il (finto) reddito di cittadinanza in Germania e perché non serve in Italia

Dal giorno dopo le elezioni politiche italiane è subito iniziata la discussione sull'applicabilità e i costi del reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 stelle.
Premesso che la proposta del partito di Luigi Di Maio non ha niente del reddito di cittadinanza autentico ma è un sussidio di solidarietà diretto a una ristretta cerchia di disoccupati a determinate condizioni (corsi di formazione, partecipazione a lavori socialmente utili e dimostrare di cercare una lavoro), il modello proposto dai 5 Stelle è ripreso dal sistema tedesco, in particolare copia il sussidio esistente in Germania e noto come Hartz IV (o Arbeitslosengeld II).
Tale sussidio si lega alla famosa Agenda 2010 realizzata dal governo socialdemocratico e ambientalista guidato da Gerhard Schröder dal 1998 al 2005. L'Agenda 2010 fu un complesso di riforme che introdusse una forte liberalizzazione del mercato del lavoro e una consistente riduzione e rimodulazione del generoso stato sociale tedesco che dopo la riunificazione necessitava di ingenti tagli.
Queste riforme sono molto controverse da anni. Per alcuni sono il segreto del successo dell'economia tedesca, per altri hanno precarizzato il mercato del lavoro e incentivato le diseguaglianze sociali. Proprio il sussidio sociale (chiamato Hartz IV dal nome di Peter Hartz, imprenditore tedesco e consigliere del Cancelliere Schröder) permette oggi a chi ha perso il lavoro di poter avere un sussidio economico (che, attenzione, non è il sussidio di disoccupazione, Arbetislosengeld I) a patto di soddisfare alcuni requisiti tra cui: dimostrare di cercare attivamente un lavoro o di avere un lavoro con un salario molto basso, dichiarare tutto ciò che si possiede (casa, auto ecc.), accettare percorsi di formazione professionali, non avere sul conto corrente più di 2000 Euro e infine, avere tra i 15 e i 65 anni.
Se si soddisfano questi (e altri) requisiti si può fare domanda al Jobcenter (in parte assimilabile ai nostri Centri per l'impiego) che in Germania sono un'istituzione diversa dall'Ufficio federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit) che si occupa, in particolare, del sussidio di disoccupazione.
Il sussidio sociale (Harzt IV), in Germania, viene percepito da sei milioni di persone e ammonta a circa 400 Euro a cui si aggiungono 200-300 Euro per ogni figlio e un ulteriore rimborso per l'affitto e il riscaldamento. Tali cifre variano a secondo della città e della composizione del nucleo famigliare.
La proposta dei 5 Stelle intende applicare il modello di sussidio vigente in Germania, seppur ricalibrandolo agli standard italiani. In particolare i M5s legano il diritto al sussidio (che chiamano erroneamente reddito) ai lavori sociali (presente anche in Germania ma tramite l'introduzione del cosiddetto 1-Euro-Job).
Il problema del reddito di cittadinanza dei 5 Stelle, a parte il fatto che non è un reddito di cittadinanza (espressione usata solo a scopi elettorali), è che in Italia i centri per l'impiego hanno un personale di oltre dieci volte inferiore alla Germania (7mila contro gli oltre 100mila).
Il paradosso è che mentre in Italia si discute di introdurre il sussidio sul modello tedesco, proprio in Germania tale sistema è al centro di una controversia politica. È stato Jens Spahn, neo-ministro della sanità, conservatore e grande avversario della Cancelliera, ad aprire una discussione sull'Hartz IV e le distorsioni di un sistema che pone coloro che ottengono tale sussidio ai margini della società e, in alcuni casi, vengono considerati parassiti e fannulloni.
Per Jens Spahn, l'Hartz IV non è sinonimo di povertà, ma di solidarietà e di lotta alla povertà. Una difesa, da destra, di un sistema, creato dalla sinistra, senza mostrare, però, alcuna empatia per coloro che vivono in condizioni sociali di difficoltà. Ma se il conservatore Spahn è stato criticato dalla stessa leader del suo partito Annegret Kramp-Karrenbauer (Cdu), che ha mostrato, al contrario, maggiore sensibilità per i disoccupati (o occupati con salari molto bassi) che finiscono nel sistema perverso del sussidio sociale, tra i socialdemocratici il vero dibattito deve ancora entrare nel vivo.
Il momento della verità sarà il congresso del 22 aprile durante il quale si eleggerà la nuova presidente del partito. A sfidare la favorita Andrea Nahles, ci sarà Simone Lange che ha già detto di voler ridiscutere totalmente il sussidio noto come Hartz IV perché ha creato enormi e inaccettabili disuguaglianze sociali.
Tesi condivisa anche dal Ministro-Presidente della città di Berlino, il socialdemocratico Michael Müller, che vuole trasformare il sussidio dell'Hartz IV, che si è rivelato un fallimento in quanto non dà reali prospettive di lavoro a chi ne beneficia, in un vero e proprio reddito minimo di solidarietà di 1200 Euro.
L'esperienza tedesca mostra i limiti di una proposta che si dovrebbe contrastare con la forza degli argomenti di chi è vittima di un mostro burocratico che ha creato un limbo in cui spesso convergono assenza di diritti e sconforto psicologico.
L'emergenza italiana non ha bisogno dell'introduzione di un confuso sussidio sociale camuffato da finto reddito di cittadinanza, ma, al contrario, andrebbe migliorato e ampliato il già esistente reddito di inclusione (Rei) e, soprattutto, andrebbe introdotto un salario minino garantito. Esiste in quasi tutta Europa, ma in Italia non se ne parla. Eppure siamo l'unico dei grandi paesi a non averlo.

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