Herr Draghi, Governatore della Germania


Chi governa la Germania? Se lo chiedeva alla fine del luglio scorso il principale giornale economico tedesco Handelsblatt. La risposta immediata è ovvia: Angela Merkel. In realtà la questione, come ammetteva lo stesso quotidiano, è più complessa e richiede una risposta più dettagliata. Se è vero che la Cancelliera guida il governo, negli ultimi mesi sono stati tanti i politici, i politologi e gli economisti che hanno espresso pareri e opinioni su come la Germania debba guidare l’Europa fuori dalla crisi. Tra questi si conta il Presidente della Banca Centrale Europea. Mario Draghi ha, infatti, un’influenza enorme non solo in Europa, ma anche in Germania. Da quando è Presidente della BCE la sua presenza a Francoforte, nel territorio della Repubblica Federale Tedesca, ha il suo peso e, come vedremo, anche le sue rogne.

Oggi, infatti, Draghi viene criticato dai cosiddetti falchi tedeschi. Alexander Dobrindt, il Segretario Generale dei cristiano sociali (CSU), lo accusa di essere un “falsario”; il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann lo critica apertamente ed è l’unico nel board della BCE a votargli contro; Paul Kirchhof, ex (fallimentare) consigliere economico della Merkel, considera l’acquisto dei titoli di stato come incostituzionale; un editoriale di Holger Steltzner sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung (24 agosto) affermava che la politica della Banca Centrale Europea porterà l’Eurozona in una crisi ancora più profonda. La lista potrebbe continuare a lungo. A controbilanciare le accuse c’è il sostegno di Angela Merkel e del Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble.
Il conflitto tra Banca Centrale Tedesca e Governo federale da un lato e Bundesbank e opinione pubblica dall’altro non è di poco conto. È una profonda frattura tra i principali poteri economico-politici tedeschi e ripropone la questione di chi governa veramente la Germania.
Ricordiamo che il Presidente della Bundesbank Weidmann, che non ha mai nascosto la propria ostilità alla scelte di Mario Draghi, è un nome che la Cancelliera ha sostenuto ed è un suo ex consigliere economico. Ma lo scontro tra Bundesbank e BCE non è nuovo: già Axel Weber e Jürgen Stark si erano dimessi, rispettivamente, dalla Presidenza della Bundesbank e dal board della BCE per contrasti con la linea di Eurotower. Recentemente, tra l’altro, il Ministro Schäuble, in una lunga intervista alla Frankfurter Sonntagszeitung, ha criticato ancora una volta Jens Weidmann.
Il potere politico, economico e finanziario tedesco si divide sull’italiano che sta, di fatto, governando la Germania. Non è da escludere che andrà addirittura a parlare al Parlamento tedesco a spiegare la sua politica economica. Ancora non si sa con quale formula, ma a fine settembre sapremo i dettagli della visita di Draghi al Bundestag. Insomma Mario Draghi è uno degli attori principali del dibattito politico in Germania tanto da essersi scomodato anche per un lungo articolo sulla Zeit del 30 agosto scorso (pubblicato in prima pagina) nel quale spiegava le sue posizioni e le sue scelte. Riassumendo, per Draghi, una situazione straordinaria come quella attuale richiede misure altrettanto straordinarie per rendere la moneta unica stabile. L’Euro è nato per dare agli europei una moneta stabile e affinché i cittadini europei potessero vivere in un contesto di prezzi stabili e crescita sostenibile. L’idea che c’è alla base della moneta unica non è solo l’unione economica ma anche quella politica. Gli obiettivi dell’Unione Europea sono e saranno: stabilità, benessere e pace. La BCE farà la sua parte. È così, dunque, che Draghi ha voluto sottolineare come l’Euro e l’Unione Europea sono un patrimonio comune di tutti i cittadini europei, compresi i tedeschi.
A dire il vero già prima della sua nomina alla guida della BCE, Mario Draghi aveva corteggiato l’establishment politico-economico in Germania. In una lunga intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung rassicurava i tedeschi ed affermava che “l’Euro è una storia di successi e ha portato vantaggi a tutti. A paesi come l’Italia ha anche dato un valore fondamentale come la stabilità. La cultura della stabilità è oggi parte integrante della vita economica in Italia come in tutta l’Europa e deve essere preservata in quanto garantisce una crescita duratura. Noi tutti dobbiamo seguire l’esempio della Germania che ha migliorato la propria competitività portando avanti riforme strutturali. Deve essere questo il nostro modello. La stabilità dei prezzi è stata il fondamento della crescita tedesca e ora deve diventare un principio per l’intera Europa.” Parole che, col senno di poi, hanno convinto lo scetticismo teutonico di allora nei confronti dell’italiano Draghi. La stessa Merkel, inizialmente, non era assolutamente convinta del nome di Draghi. Oggi la storia è molto diversa.
Sabato scorso è stato il turno della Süddeutsche Zeitung, alla quale Mario Draghi ha rilasciato un’intervista importante che, però, iniziava con questa gentile domanda: La BCE intende comprare, illimitatamente, titoli di stato dei paesi in difficoltà. Avete ricevuto i complimenti dai suoi concittadini italiani per essere riuscito ad aprire il portafogli dei tedeschi? Ed ancora: Quanto si sente a disagio, a livello personale, nel paese della Bundesbank? 
Draghi deve convivere quotidianamente con queste accuse, condivise, probabilmente dalla gran parte dei cittadini tedeschi. Un recente sondaggio del settimanale Stern mostrava che il 42 per cento dei tedeschi non ha fiducia in Draghi e solo il 18 per cento si fida di lui. Ma non è finita qui, perchè la partita di Draghi in Germania non è solo in difesa della sua immagine e delle sue scelte, ma anche in difesa di una moneta non particolarmente gradita ai cittadini tedeschi. In un sondaggio pubblicato sulla Welt di lunedì ben il 61 per cento dei tedeschi ritiene che con il marco tedesco si vivrebbe meglio e ben il 49 per cento pensa che senza l’Unione Europea la propria condizione sociale sarebbe migliore. Una parte sempre maggiore dei cittadini tedeschi non crede più nell’Euro e nell’Europa.
Nonostante tutto Draghi resta l’uomo del momento in Germania e, più in generale, in Europa. Non è un caso che proprio nell’intervista alla Süddeutsche Zeitung di sabato scorso lo si riconosce come Kanzler d’Europa. Tocca a lui convincere i tedeschi e salvare l’Unione europea. (Pubblicato su Liberal, 18 settembre 2012)
twitter @uvillanilubelli

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